Molfetta, 23/07/2021
La consegna alla Città del monumento dedicato a Giuseppe Saverio Poli pone il problema di far conoscere questo “gentiluomo” meritevole di elogi.
Noi dell'Associazione Oll Muvi, conosciuta nel mondo come I Love Molfetta, condividiamo un'eccezionale ricerca storica fatta da Corrado Pisani.
La famiglia Poli, proveniente da Chioggia, giunse a Molfetta sicuramente dopo l’estate del 1688. A quell’epoca mastro Angelo di Poli era titolare di un cantiere navale (squero) di quella città. Alla data del 10 aprile 1702 Angelo era presente in Molfetta ed insieme a suo figlio, mastro Giovanni Battista di Poli, aveva terminato pochi giorni prima la costruzione di un trabaccolo commissionatogli dal Rev. Don Angelo Spadavecchia.
Lo stesso Angelo De Poli risulta essere il nonno del mastro calefato Giuseppe Poli alias il Chizoto (Chioggia, n. 4 dicembre 1695 - Molfetta, m. 6 marzo 1761), figlio di Fortunato e Vincenza Dai (o Duse) di Chioggia, che l’11 aprile del 1717 sposò Susanna Fornaro di Molfetta, figlia di Vito Angelo e Agnese Caniglia. Da questo matrimonio nacque il mastro calefato Vito Angelo Poli (n. 21 giugno 1725 - m. 21 gennaio 1789) che, a sua volta, il 22 febbraio 1745 si unì in matrimonio con Eleonora Corlè di Pontarlier in Borgogna (Francia), figlia del sorbettaro Giacinto e Antonia Rosa de Stena.
Dall’unione tra Vitangelo ed Eleonora il 28 ottobre 1746 nasce Giuseppe, Saverio, Simone, Vincenzo, Domenico, Corrado Poli. Egli nel 1765 raggiunse Padova per frequentare l’Università e laurearsi in medicina. Nel 1774 iniziò a insegnare Geografia ed Arte militare nell’Accademia dei Cadetti di Napoli.
Ricevuto l’incarico di formare un Collegio militare, viaggiò per due anni per le più importanti città europee, dove ebbe modo di frequentare i più noti studiosi di scienze naturali. Tornato a Napoli, nel 1780 gli fu assegnata la cattedra di Fisica nel Regio Collegio medico-chirurgico. Divenne poi istitutore del Principe ereditario divenuto poi il re Francesco I. Per Dispaccio reale del 25 maggio 1801, alla riconferma dell’incarico (ricevuto il mese prima) di Presidente del Convitto militare Nunziatella, fu promosso Tenente Colonnello.
Per brevità del nostro scritto diremo semplicemente che Giuseppe Saverio Poli fu fisico, naturalista, accademico, consigliere di Stato e poeta.
Morì a Napoli, la notte del 7 aprile 1825 alle ore una d’Italia, nel suo domicilio sito al numero 16 di Vico Monteroduni, a non molta distanza dalla sua amata Scuola “Nunziatella”.
Di tutti gli elogi che tessero le lodi del nostro concittadino quello scritto dall’Arciprete cav. Paolo Nicola Giampaolo mi ha colpito perchè ben descrive l’Uomo: «Visse sempre modesto, riservato, tal che si penava a riconoscerlo tra la moltitudine. Lontano da qualunque fasto, non s’impegnavano ad ingrandire la sua reputazione, o ad ostentarla. Non era nel numero di quelli; che ad arte spingono il loro nome in segreto, perchè la fama lo ripeta quindi con le sue cento bocche, e cento lingue. Amava di meritar la lode, ma non d’ascoltarla.
Se lo riguardiamo nella sua vita privata, questo Savio non conobbe mai nè il v(u)oto, nè la noia crudele di sè medesimo. Visse celibe, visse perpetuamente in pace, coltivando le lettere, e con esse la ragione; quella ragione che rinvigorita dallo studio, gli formò un carattere di stabilità interiore, per cui disprezzò e fasto, e ricchezze, ed onori; non guardò che la verità, e l’utile pubblico. Quindi in mezzo alle vicende funeste del Secolo, in mezzo alle peregrinazioni non tralasciò mai i suoi studi, non rallentò i suoi lavori; non conosceva altro divertimento che quello di cangiar fatica; nè sarebbe riuscito altrimenti nel disimpegno di tante Opere erudite».
Egual merito riconosciamo all’omonimo discendente (dott. Giuseppe Saverio Poli jr.) che ne perpetua la memoria.
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