Molfetta, 07/05/2021
E' uscito il nuovo lavoro dell'artista pugliese che in 19 canzoni racconta la storia del suo cambiamento. Tgcom24 ne ha parlato con lui
Oggi 7 maggio è possibile acquistare il nuovo album dell'artista molfettese Caparezza: "Exuvia"
E' uscito dalla prigione mentale in cui si era ritrovato rinchiuso in "Prisoner 709" e ora attraversa una selva metaforica superata la qualche non sarà più lo stesso. "Exuvia", il nuovo lavoro di Caparezza, prosegue il lavoro di ricerca su se stesso dell'artista pugliese, che questa volta si interroga sul suo passato, sul presente e su un futuro incerto. "Il disco racconta un cambiamento - dice -. Sono cambiati i miei interessi, è cambiato il mio suono".
Caparezza è un caso praticamente unico nel panorama musicale italiano. Non solo per una questione prettamente musicale, con uno stile inconfondibile, con una riconoscibilità capace di essere impermeabile anche ai continui mutamenti di direzione. Ma soprattutto per l'atteggiamento nei confronti della musica.
Quella di Michele Salvemini, alias Caparezza, è una continua, costante evoluzione all'insegna della ricerca sempre più complessa e stratificata, che diventa per lui tanto più difficile nel momento in cui l'artista ci lavora sopra per rendere pensieri, parole e riferimenti accessibili a tutti, anche se a diversi livelli.
Non è un caso se ormai, in un panorama discografico che ha fatto della bulimia la sua cifra, con canzoni e dischi buttati fuori a getto continuo per non sparire dai radar di media e social, il tempo medio di realizzazione di un album per Caparezza sia ormai di quattro anni. E più si va avanti più la cosa si fa complessa, come recita il pezzo di apertura "Canthology": "Ho capito che il secondo album era più facile dell'ottavo".
"Nel caso del secondo album mi stavo reinventando - spiega -. Questo è il più difficile se non altro perchè arriva dopo altri sette lavori. Gli argomenti iniziano a diventare pochi. La fiamma deve essere forte per portarti a fare un disco che abbia un senso. E per me è quella la cosa importante: non voglio fare dischi belli. Preferisco fare un disco magari brutto ma con un senso".
Ed "Exuvia", oltre a essere un bellissimo lavoro, un senso lo ha. E anche forte. Un senso che si dipana lungo ben 19 tracce, anche se 5 sono in realtà interludi recitati di pochi secondi, in cui trovano spazio il passato, recente e remoto, con cui fare i conti, il rapporto con la natura, il potere di indossare una maschera per affrontare la vita, il rapporto con la morte. Tutto costruito con una miriade di riferimenti colti che vanno da Federico Fellini a Beethoven passando per Stanley Kubrick, Giacomo Leopardi, Lewis Carroll, Franz Kafka e Mark Hollis.
Senza che questo significhi mai sfoggio di erudizione fine a se stesso e compiaciuto. "Non voglio passare per il rapper acculturato - sottolinea Caparezza -. Tutte le citazioni sono lì perchè sono cose che ho appreso per curiosità. Il mio mondo non è più quello dei cartoni animati, ho lì una Playstation a prendere polvere, i miei interessi adesso sono altri. Non li voglio sbandierare, sono utili a capire perchè scrivo in questo modo".
fonte: https://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/caparezza CLICCA QUI E LEGGI L'INTERVISTA INTERA
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