La storia delle nostre donne molfettesi

 

La storia delle nostre donne molfettesi

 

Print

Molfetta, 28/12/2012


E' stato realizzato un libro, scritto a quattro mani, dal titolo "Storie di donne", aspetti della vita femminile a Molfetta tra '800 e inizi '900, in vendita in edicola.

Noi di I Love Molfetta abbiamo chiacchierato con una delle autrici del libro.

L’intento del nostro lavoro è stato quello di ricostruire la storia delle donne molfettesi vissute nell’Ottocento. Abbiamo voluto concentrare il nostro interesse non solo su figure di donne che, per ragioni diverse, avevano avuto la possibilità di esprimersi e di assumere ruoli importanti nella società ottocentesca, ma anche su donne “comuni”, appartenenti a diverse classi sociali. - a parlarci è Paola Gambardella - Come prima fase di lavoro, abbiamo ricercato opere storiografiche sull’argomento, ma ci siamo subito rese conto che la storia delle donne è stata coltivata poco dagli studiosi locali che, al contrario, molto hanno scritto sulla vita di uomini “illustri.”

Giovanni Pansini, nel 1938, scriveva che “Molfetta non aveva donne che meritassero il nome di Dominae” e che solo Rosaria Scardigno “portò guerra nel vecchio mondo e sotto la tecnica disadorna della giovinezza indagatrice, sentì tutta la forza dell’arte e la bellezza dello studio”. Aggiungeva che la studiosa irrompeva sulla scena “con una coscienza virile e possente”, battendo una via nuova per una donna, quella dell’intellettuale capace di far sentire la sua parola alle ascoltatrici e agli ascoltatori che accorrevano alle sue conferenze.

In realtà Rosaria Scardigno è la prima donna molfettese che ha scritto, ma che ha anche pubblicato opere di alto valore scientifico e letterario, manifestando una notevole cultura e una coraggiosa autonomia intellettuale, come donna operante nell’ambito delle lettere.

Alcuni studiosi hanno scritto saggi importanti sulla sua produzione scientifica (opere dialettologiche, filosofiche, pedagogiche) e letterarie (racconti e poesie).
Tuttavia, a quanto afferma il prof. Marco Ignazio de Santis, Rosaria Scardigno, pur essendo una scrittrice di notevole livello, è completamente assente dai repertori della storia letteraria regionale pugliese e perciò è tutta da riscoprire.
Pertanto abbiamo ritenuto doveroso realizzare un profilo bio-bibliografico su questa scrittrice, dando risalto, però, ad un aspetto poco conosciuto della sua attività, quello di femminista e giornalista.

Consapevoli, poi, che la storia delle “nostre donne” doveva essere ancora ricostruita, abbiamo continuato la ricerca impostandola soprattutto su fonti archivistiche e a stampa.

Il nostro lavoro non è stato infruttuoso, perchè abbiamo incontrato non solo donne “eccezionali”, ma anche donne “comuni”, che hanno lasciato l’impronta della loro soggettività in una società, come quella ottocentesca, in cui la mentalità e le norme giuridiche in vigore limitavano l’autonomia delle donne.
Attraverso la ricerca archivistica, con una attenta e meticolosa indagine, è stato possibile trovare e, in alcuni casi letteralmente “scovare”, notizie riguardanti l’istruzione e l’educazione che veniva impartita alle donne, le attività da loro svolte, il loro modo di abitare e, in misura minore, anche cenni sulle loro relazioni interpersonali nel privato e nel pubblico.

La documentazione più ampia, riguardante due donne della ricca borghesia (le donne appartenenti a questa classe sociale compaiono più spesso come attori negli atti notarili), ci ha permesso di mettere insieme e allineare ordinatamente notizie riguardanti la loro storia.
Si tratta di donna Elisabetta Cozzoli, conosciuta dai più perchè sorella del famoso carbonaro don Giovanni Cozzoli e madre di Emanuele Ribera, padre redentorista di grande fama, e di donna Angelina Capelluti, nota solamente e semplicemente per aver fatto costruire un palazzo nella nostra città.

Con il loro operare e per motivi diversi, hanno dimostrato che le donne stavano cominciando a muoversi fuori dagli angusti orizzonti domestici e ad acquistare maggiore libertà di movimento ed autonomia.

Di donna Elisabetta i contemporanei davano un giudizio contrastante, presentandola da un lato come “donna religiosissima, dedita alla famiglia” e “molto coraggiosa”, e dall’altra come donna “stravagante” e “dalle vicende bizzose”. Quest’ultimo giudizio riguardava alcune sue scelte che, a molti, sembravano trasgressive, ma che in realtà nascondevano il desiderio di realizzare una missione.

Donna Elisabetta, infatti, ha dato una interpretazione diversa della sua femminilità, perchè dopo essersi dedicata alla famiglia ed aver gestito con bravura il suo patrimonio, decise di lasciare tutto per realizzare una missione religiosa. Si recò a Roma ed entrò dapprima nell’ordine francescano e in seguito coadiuvò il Santo don Vincenzo Pallotti nella sua opera di carità.

Inoltre, in età matura, affrontò viaggi difficili e pericolosi per aiutare il fratello Giovanni che si trovava in esilio a causa delle vicende politiche a cui aveva partecipato.

Donna Angelina Capelluti, dal canto suo, è da considerarsi una donna eccezionale perchè, in una società come quella ottocentesca, in cui l’immagine della donna era cristallizzata nell’angusto ambito domestico, seppe ben operare e affermarsi in attività considerate, a quel tempo, tipicamente maschili.

Molto legata alla famiglia e soprattutto al suo casato, alla morte del marito, ricco commerciante e proprietario terriero, amministrando abilmente e con grande intelligenza i beni ereditari, riuscì ad avere un peso determinante negli affari pubblici e ad assicurare alla famiglia solidità economica e prestigio sociale.

Grazie all’analisi attenta delle fonti, abbiamo potuto conoscere e far conoscere, e quando è stato possibile fare uscire dall’anonimato, anche le donne “comuni”, che rivolgevano le loro energie ad assicurarsi la sussistenza attraverso un lavoro pesante e manuale e i cui problemi particolari, le cui abitudini e i modi di vita, sono stati spesso ignorati dagli studiosi.

Abbiamo quindi dato “la voce” a queste donne, parlando del loro quotidiano, delle loro esperienze familiari, degli spazi occupati nell’ambito domestico e sociale. Il nostro lavoro si presenta diviso in due parti: la prima riporta i metodi educativi, le attività, le consuetudini matrimoniali, i modi di abitare delle donne appartenenti alle diverse classi sociali; la seconda riguarda la storia di tre donne. Come tutte le “storie” sulle quali è passato più di un secolo, queste presentano vuoti, lacune e anelli mancanti.

Del resto (fatta eccezione per la scrittrice Rosaria Scardigno) le fonti in nostro possesso, documenti e testimonianze elaborate generalmente da uomini, ci hanno fornito una chiave di lettura sulle condizioni di vita sociali e materiali, ma non ci hanno dato la possibilità di cogliere molto riguardo alle opinioni, alle idee, al sentire delle nostre antenate.


ALBINA CECCHINI ha insegnato Lettere, Storia e Geografia nella Scuola Secondaria di primo grado ed è attualmente in pensione. Nel corso della sua carriera, ha approfondito e consolidato le proprie competenze professionali, attraverso un aggiornamento continuo e specifico, relativo soprattutto alla ricerca storica e archivistica. Si è dedicata ad interessanti indagini di storia locale, coinvolgendo e motivando i suoi giovani alunni nell’interrogazione diretta di fonti e documenti inediti. Due dei suoi lavori di didattica storica (“Appunti di archeologia industriale”, “Il palazzo Cavalletti – De Dato”), sono stati pubblicati nella rivista “Studi Molfettesi” (n° 2 – n° 4); il libro “Oggetti, storie e stili di vita a Molfetta tra Rivoluzione e Restaurazione”, scritto in collaborazione con la figlia Gambardella Paola A. M., è stato pubblicato nel luglio 2006 dal “Nuovo Centro Stampa” di Molfetta.

PAOLA ALFONSINA MARIA GAMBARDELLA si è laureata in Lingue e Letterature Straniere nel 1994 e in Scienze dell’Educazione e Formazione nel 2005 presso l’Università degli Studi di Bari dove ha anche frequentato i corsi di perfezionamento in “Storia regionale pugliese” e “Popolazione e società tra passato e presente”. E’ autrice del saggio “Storia di un industriale molfettese: il cav. Luigi Gambardella (1870-1941)” pubblicato nel ’97 nella rivista “Studi Molfettesi” e coautrice della ricerca “Oggetti, storie e stili di vita a Molfetta tra Rivoluzione e Restaurazione”. Insegna Lingua e Civiltà Inglese nella Scuola Secondaria di secondo grado.

 

Riproduzione riservata. La riproduzione è concessa solo citando la fonte con link alla news.

 

 

 




16/01/2025

Evento Culturale a Molfetta: Performance e Mostra al Museo Diocesano

Evento Culturale a Molfetta: Performance e Mostra al Museo Diocesano

16/01/2025

La CIM Confederazione degli Italiani nel Mondo: Una Risorsa Globale

La CIM Confederazione degli Italiani nel Mondo: Una Risorsa Globale

Video

Fly to Puglia... to be home: turismo delle radici

Fly to Puglia... to be home: turismo delle radici

Foto

Excellence Pugliesi 2024 - ROMA 5^ edizione

Excellence Pugliesi 2024 - ROMA 5^ edizione