Vorrei stringerti la mano..

 

Vorrei stringerti la mano..

 

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Molfetta, 08/02/2012


Il Vescovo scrive agli Ammalati della diocesi

Il messaggio di Mons. Martella per la prossima Giornata dell'Ammalato, sabato 11 febbraio 2012, è stato recapitato dai Parroci nelle case degli Ammalati, nelle visite del primo venerdì del mese.


riceviamo e pubblichiamo

Vengo a stringerti la mano...

Carissimo/a,
mi è gradito entrare in casa tua, attraverso questa lettera, per incontrarti e per esprimerti il mio affetto e la mia vicinanza. Fra qualche giorno, la Chiesa celebra la giornata mondiale dell’ammalato, proprio l’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, giorno in cui ogni sofferente sente particolarmente l’abbraccio tenero della Madre celeste. Da parte mia, voglio assicurarti che non manca mai la preghiera per te e per tutti quelli che soffrono nell’anima e nel corpo. Oggi, però, voglio soffermarmi un po’ con te, immaginando non di fare lunghi discorsi, ma per il piacere di raccogliere le tue confidenze, per ascoltare i tuoi silenzi, per comprendere i tuoi sguardi, per condividere le tue ansie e le tue speranze.
Non intendo farti da maestro, tu sicuramente avresti da insegnarmi tanto dalla tua cattedra di sofferenza. Non intendo neppure consolarti; intendo solo “partecipare”.
Una volta andai a trovare un ammalato, un caro amico, e cominciai a dire qualcosa, così, senza sapere nemmeno cosa esattamente dicessi, ma lui con un filo di voce mi chiese di non parlare. «Non dire niente, stringimi la mano, e stai così». Compresi subito che gradiva non tanto le mie parole, quanto il dono della mia presenza. Dentro di me lo ringraziai perchè mi liberò pure dal timore di dire qualcosa di fuoriposto.
Ecco, cara sorella, caro fratello, vengo a stringerti la mano e stare un po’ con te. Perchè, partecipare vuol dire stare vicino, soffrire lo stesso dolore, capire, tacere, rendersi utili. Partecipare vuol dire non abbandonare al suo destino chi è nella prova, significa condividere il dolore, aiutare a sopportarlo. Partecipare significa pregare l’unico Essere in grado di confortare veramente: Dio il Consolatore. Bisogna rendersi conto di una cosa: il bene e il male non appartengono mai solo ad alcuni, ma a tutti noi. Nessuno può vantare diritti di immunità riguardo alla sofferenza, nè per i motivi di età, nè per condizione sociale, nè per qualche merito particolare. Mio malgrado, mi accorgo che sto venendo meno al proposito di non parlare, e chiedo perdono. Visto, però, che mi sono lasciato prendere dalla tentazione di rompere il silenzio, permettimi di aggiungere un altro breve pensiero. Talvolta il mistero del dolore sembra offuscare il volto di Dio, rendendolo quasi un estraneo o, addirittura, additandolo quale responsabile della sofferenza e del dolore, ma gli occhi della fede sono capaci di guardare in profondità questo mistero. Dio si è incarnato, si è fatto vicino all’uomo, anche nelle sue situazioni più difficili; non ha eliminato la sofferenza, ma nel Crocifisso risorto, nel Figlio di Dio che ha patito fino alla morte e alla morte di croce, Egli rivela che il suo amore scende anche nell’abisso più profondo dell’uomo per dargli speranza. La speranza corroborata dalla preghiera può essere di aiuto nell’affrontare la sofferenza. La preghiera non libera dalla sofferenza, ma la trasforma e dona conforto e pace. Chiediamo, dunque, a Dio di donarci un po’ del suo spirito di amore, proprio come Gesù ha donato il suo spirito ai discepoli per farli vivere di lui.

La cara Madonna dei Martiri, di Molfetta, che vive nella sua pelle il “martirio” di ogni suo figlio e figlia che sono nella sofferenza, ti protegga sotto il suo manto e ti dia sollievo con l’olio della consolazione e il balsamo della speranza.
Un abbraccio.


Tuo don Gino - Vescovo

 

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