Molfetta, 27/01/2012
A Molfetta andrà in scena questa sera nella GIORNATA DELLA MEMORIA lo spettacolo di teatro danza: SHEMA'-L'URLO presso il Teatro del Carro, Via Giovene, 23
Dai testi di Anna Frank, Primo Levi,le testimonianze dei perseguitati e le poesie della speranza.
Con Francesco Tammacco, Rosa Tarantino
Musica dal vivo di: Vincenzo Mastropirro e Pantaleo Annese
Quando si rovesciò il pudore e
si fece follia
il dolore più grande
si sentì col pianto dei comici…
La storia dell’umanità sembra insegnarci con presagi di speranza la via della salvezza.
Perchè l’uomo ami suo fratello, come diceva don Tonino Bello, dobbiamo trasformare le acuminate lance in vomeri inermi, in stille di gioia amorosa.
Non è facile portare sul palcoscenico le amare e terribili testimonianze di Anna Frank, Primo Levi, ed altri testimoni indimenticabili del martirio della Shohà; ricordi indelebili fissati negli occhi che hanno bruciato lacrime in preghiere d’indulgenza e di pietà.
Non è semplice restituire ai ricordi il balsamo profumato di un’estetica artistica che si muova intorno al dolore di una pustola ancora aperta, sanguinante.
Pensiamo però che il teatro, la danza,la musica, l’arte in generale, in questo momento critico storico, debbano “servire” l’uomo perchè si migliori in ogni azione, dalla più piccola a quella più eclatante.
Narrare, lo sappiamo, significa rievocare, riesumare, educare. In questo viaggio, che prende spunto da una poesia di Primo Levi, “SHEMA’ –ad ora incerta” appunto, vogliamo riabbracciare i lembi delle vesti immacolate di quei milioni e milioni di ebrei perseguitati che, nella follia del genocidio, hanno perduto innocentemente la vita.
E lo facciamo con la musica, linguaggio in questo caso del dolore universale e con la poesia, forza eternizzatrice dell’animo umano.
Qui, la POESIA diventa riparo dell’umanità e ci ricorda che non c’è dolore che non possa incontrare consolazione.
In questo percorso drammatico, gli attori riportano alla luce, con l’uso solo della parola, i ricordi dei perseguitati durante le leggi di persecuzione razziale poste in essere da Hitler e praticate dai suoi caporali, maggiori e luogotenenti.
Si è voluta mantenere una cifra registica semplice, prosciugata perchè nulla ostacolasse il senso dell’ascolto e del ricordo.
Gli oggetti di scena sono un viatico immaginativo che parla di assenza e di evocazione, di materia rarefatta.
Ci si muove tra il presente rielaborato ed il ricordo doloroso, tra qualcosa che si muove nella nostra coscienza e qualcosa che non c’è ancora, forse verrà, il perdono.
La natura di questo magma incandescente sempre presente e rimuginante, in quanto coscienza, si chiama memoria.
Noi tutti sia ha il dovere di non tacere su quel che è stato. Francesco Tammaco
Regia, Francesco Tammacco con la collaborazione della compagnia di danza EQUILIBRIO DINAMICO, coreografie a cura di Roberta Ferrara.
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