Molfetta, 22/10/2024
Arrivano da tutto il mondo, non solo emigrati ma anche numerosi turisti che amano conoscere la storia del centro storico molfettese. Noi, come Associazione Oll Muvi, nota a molti attraverso il brand “I Love Molfetta”, accompagniamo sempre diversi gruppi di amici ed emigrati che con gioia percorrono le strade della città vecchia, meglio conosciuta attraverso il dialetto “Indà Là Terr”, targa che si trova all’ingresso dell’arco su Corso Dante.
In Puglia, nel tacco d’Italia, Molfetta è situata su una penisola di 50.000 mq.
La pianta, a forma ellittica, è circondata dal mare e dalle mura. Come in molte città marittime medievali, la difesa era affidata all’andamento tortuoso delle vie. Le strade parallele sono curvilinee, con bruschi cambiamenti di sezione; dall’unica via meridiana, via Piazza, si dipartono a spina di pesce, unica nel suo genere, innestandosi a due a due a baionetta. Tutte queste vie conducevano dal largo Castello (oggi piazza Municipio) al largo Chiesa Vecchia, cioè al porto, e viceversa.
La difesa era praticata anche al di sopra dei tetti, con frequenti “archi” che univano le case, permettendo un passaggio da un abitato all’altro. La città era dotata di mura di difesa (murum) già nel 1168. Dopo la riconquista della città di Otranto (10 settembre 1481), occupata dai turchi l’anno prima, Molfetta (come altre città costiere del regno di Napoli) avviò un processo di ammodernamento delle sue fortificazioni. Nel 1482, dove ora c’è piazza Municipio, fu realizzata la “porta del Largo del Castello”, in prossimità della quale fu edificato un torrione (la cui base è ancora oggi visibile dal lato del lungomare). Davanti alle mura, situate sull’odierno Corso Dante, nella zona compresa tra le due porte, chiamate “Maggiore” (rifatta nel 1714) e “del Castello” (munita di ponte levatoio), e la riva del mare c’era un fossato che permetteva lo smaltimento delle “mondezze” (acque reflue) e delle acque piovane.
Le mura iniziavano con il Torrione dell’Arcello, sito nella zona indicata dai civici nn. 110-114 e demolito nel 1823. Davanti questo torrione c’erano le regie pile (cisterne) dell’olio, mentre nella zona del largo dove sorge il monumento di Mazzini c’erano i pisuli, cioè locali sotterranei utilizzati come deposito di grano e orzo.
Con la costruzione del Duomo vi fu un doppio motivo di difesa e fu allestito un terrapieno rinforzato da un bastione detto “Galera”.
L’ingresso principale era ed è tuttora quello dell’Arco della Terra, in corso D. Alighieri, dove anticamente sorgeva la “Torre dell’Orologio”, alta 28 metri e demolita nel 1897. Anticamente, l’ingresso si chiudeva a sera e si apriva alle prime luci dell’alba; il popolo, perciò era costretto a rientrare in tempo per evitare di restare fuori della città. Un documento del 1682 cì fa sapere che in quell’anno fu disposta la chiusura delle porte «dopo sonate le due hore di notte e quelle non aprire a nissuna persona…, se prima non sarà fatto giorno chiaro, acciò non succeda qualche inconveniente». Responsabile di questa operazione era il Camerlingo (o Camerlengo o Mastro Giurato).
L’ingresso introduce in via Piazza, la principale, da cui si diramano 14 vie perpendicolari, sette da ogni lato.
rivisto e corretto dallo storico molfettese Corrado Pisani
Stay tuned
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