Molfetta, 06/07/2023
La marineria del comune di Molfetta, alla data del 31 dicembre 1883, vantava la presenza di 123 bastimenti a vela per un totale di 2.551 tonnellate, ripartiti in un veliero di 221 tonnellate adibito alla navigazione di grande cabotaggio e di 122 velieri addetti alla navigazione di piccolo cabotaggio, traffico costiero e pesca.
Un grazie all'amico Corrado Pisani, un grande appassionato di storie molfettesi, che in questa sua ricerca racconta "storie di navi e armatori molfettesi".
Alcune sue documentazioni sono pubblicate sul nostro sito dell'Associazione Oll Muvi, affermata nel mondo con il logo I Love Molfetta, le sue "micro - preziose - ricerche", vengono apprezzate soprattutto dagli "amici emigrati molfettesi" sparsi nei cinque continenti.
Complessivamente, a Molfetta facevano capo 123 unità a vela per un totale di 2.551 tonnellate.
Il grosso veliero era un brigantino a palo, a un ponte e tre alberi. Chiamato «Valente», di 221,43 tonnellate e iscritto sotto il n. 1001 della matricola del Compartimento marittimo di Bari, era di proprietà del negoziante Paolo Binetti fu Sergio. Realizzato nel 1856 a Livorno, era appartenuto nel 1873 all’armatore Francesco Berti. Nel 1882 era iscritto al n. 3249 del Compartimento marittimo di Genova. Il 12 luglio 1883 il negoziante Paolo Binetti, dopo averlo acquistato, lo vendette per 10.000 lire al negoziante Giuseppe Fiore di Matteo. Nel 1° semestre 1885 il veliero transitò sotto il n. 3378 della matricola del Compartimento marittimo di Genova.
Tre anni dopo (1886), nel comune di Molfetta, si contavano 135 bastimenti per 2.970 tonnellate, ripartiti in un bastimento di grosso tonnellaggio e 134 unità più piccole (per 2.550 tonnellate).
L’unico veliero di grosse dimensioni era il brigantino a palo (a tre alberi) chiamato «Annetta», di tonnellaggio di registro pari a 420 tonn. e iscritto al n. 1054 della matricola del Compartimento marittimo di Bari. Varato, con il nome di «Enos» (474 tonn.), nell’agosto 1867 dal cantiere navale S. Rocco di Muggia (Trieste), fu realizzato dall’ingegnere costruttore navale Eduardo Strudthoff, per conto dell’Associazione Marittima di Pelješac (Sabbioncello), società fondata nel 1865. Dimensioni (in metri): lunghezza 38,80; larghezza 9,38; altezza 5,45. Armato di due cannoni e 12 uomini di equipaggio. Addetto alla navigazione di Lungo Cabotaggio. La società armatrice, che giunse a possedere una trentina di velieri con un tonnellaggio di oltre 21.000 tonnellate, dopo lo scoppio della guerra russo-turca (1877-78), con la sospensione del trasporto di grano dalla Russia attraverso l’Ucraina e la perdita in otto anni (dal 1877 al 1884) di nove velieri, si trovò in grandi difficoltà tanto che nel 1882 fu messa in liquidazione.
Sul finire del 1885 il brigantino a palo «Enos» fu messo in vendita e acquistato dal capitano mercantile molfettese Francesco Saverio de Gioja, residente in Trieste, che lo ribattezzò «Annetta». Anni dopo (1889) armatore era il signor Angelantonio de Gioja, marito di Anna Saveria Fornari di Vito, padre del citato Francesco Saverio.
L’anno successivo (1890) il veliero fu ceduto all’armatore Giovanni Xigga & Co. di Fiume. Nel 1898 fu acquistato dalla ditta degli armatori Fratelli Vianello - Moro (Francesco, Giovanni, Sante, Antonio, Domenico e cav. Natale, fratelli fu Giuseppe) di Venezia. Ribattezzato «Adele V.» il brigantino a palo fu iscritto sotto il n. 344 della matricola del Compartimento marittimo di Venezia. Nel mese di settembre dell’anno 1901 fu messo in disarmo.
Narriamo ora le vicende di due bastimenti, iscritti nella matricola di Molfetta, affondati durante la Grande Guerra '15-'18.
Il primo è il piroscafo «San Giovanni Battista». Varato il 9 febbraio 1875 dal cantiere Bowdler, Chaffer & Co. di Liverpool con il nome «Cyrene», costruita per conto della Corinthian Steam Shipping Co. Ltd. dell’armatore Richard Nicholson. Dopo altri due cambi di armatori e nome «Forya» (1884) e «Maroc» (1908), nel 1912 il piroscafo fu acquistato dall’armatore Tommaso Gazzolo fu Angelo di Genova (Nervi) che le assegnò il nome di «Precursore». La nave, di 627 tonnellaggio netto di registro, dotato di un apparato propulsivo di 138 cavalli nominali, fu iscritta al n° 547 del Registro matricola del Compartimento marittimo di Genova.
Nel 1913 il piroscafo fu comprato dal possidente biscegliese Mauro Dell’Olio fu Gioacchino che gli diede il nome «San Giovanni Battista» e lo iscrisse al numero 3 del Registro matricole delle navi a vapore del Circondario marittimo di Molfetta. Oltre a Mauro Dell’Olio, soci e proprietari della nave erano i signori Mauro Dell’Olio fu Giuseppe, Tommaso Tudisco e Riccardo Musci, tutti di Bisceglie.
Sue dimensioni (in metri) erano: lunghezza 72,50; larghezza 9,48; altezza 6,40; tonnellate stazza lorda 1.066,72; tonnellate stazza netta 626,66; velocità: 10,8 nodi. Capitano: Pietro Milella.
Il 14 agosto 1916, alle ore 07.00, mentre era in navigazione da Cagliari a Savona con un carico di 5.380 tonnellate di sale, fu fermato dal sommergibile tedesco U-35, al comando del Tenente Lothar von Arnauld de la Perière. Abbandonato dall’equipaggio, preso a cannonate, alle ore 10.40 affondò alle coordinate 43°28' Nord e 07° 09' Est, circa 5 miglia e mezzo a sud della penisola di Cap d’Antibes (Antibo) in Francia. Per la Direzione Generale della Marina Mercantile risulta essere affondato presso Bastia (a est di Capo Corso, Corsica). Nel sinistro non ci fu nessuna perdita umana, ma due componenti dell’equipaggio rimasero feriti. La foto, tratta dal testo U-Boote am Feind (1937) dello scrittore tedesco Werner von Langsdorff (1899-1940), mostra l’affondamento del piroscafo «San Giovanni Battista».
Il secondo bastimento è il brigantino goletta «L’Indipendente F.».
Nel 1882, nella città di Lussinpiccolo (Mali Lošinj, Croazia), dal cantiere del bravissimo costruttore navale Nicolò Martinolich (n. dicembre 1828 - m. 31 ottobre 1888) e figlio, ing. navale Marco Umile Martinolich (10 aprile 1862-1937), fu varato un veliero chiamato «Ave», forse commissionato dalla fabbrica di cordaggi e tele da vela dei soci “Olivetti e Comuzzi” di Trieste. Dimensioni (in metri): lunghezza 26,79; larghezza 7,59; altezza 3,50; tonnellate stazza netta 163. Nel 1890 il veliero, ribattezzato «Nicoletto» e iscritto nel porto di Lussinpiccolo, era divenuto di proprietà del possidente Stefano Felice Vidulich di Lussinpiccolo, che ne era anche il comandante. Nel 1891 l’unità, divenuta proprietà dell’armatore Giovanni Marinovich di Orebich (it. Sabbioncello, Croazia), variò nuovamente il nome in quello di «Dobra Djela».
Nel 1898, chiamato «L’Indipendente F.» e iscritto nel Compartimento marittimo di Napoli, era dell’armatore/capitano Gennaro Ferrara di Torre del Greco. Nel 1901 il veliero fu acquistato dal marinaro Francesco Paolo Dascanio di Barletta che lo iscrisse sotto il n. 15 della matricola del Compartimento marittimo di Bari.
Il seguente 31 agosto 1907, il brigantino goletta transitò sotto il n. 139 del Registro matricola dei velieri del Circondario marittimo di Molfetta. Suoi proprietari erano per una metà il già citato Francesco Paolo Dascanio e per la restante metà i possidenti Corrado de Dato di Stefano e Gioacchino de Candia fu Giuseppe, per carati 6 per ciascuno.
Il 31 luglio 1916, per atto del notaio Giuseppe Fortunato Fontana fu Sergio, coadiutore del notaio Nicola Maurantonio, l’intero veliero fu venduto per 10.000 lire a favore dei signori (armatori) Angelo Guidi, Angelo Domenico Guidi fu Pasquale e Arturo Guidi fu Giuseppe, per carati 8 ciascuno, tutti nati e domiciliati in Viareggio. Il seguente 22 agosto dello stesso anno il bastimento fu iscritto sotto il n. 399 della matricola del Compartimento marittimo di Viareggio.
Il 13 maggio 1917, stando in navigazione, il veliero fu fermato e affondato con cariche esplosive messe sottocoperta dal sommergibile tedesco U-47 (comandato dal Tenente Heinrich Metzger) alle coordinate 36° 31' Nord e 02° 02' Ovest, circa 18 miglia a sud del capo di Gata, in provincia di Almeria, nella zona sud-est dell’Andalusia (Spagna). Per la Direzione Generale della Marina Mercantile il veliero, dell’armatore Giacomo Fangone, di tonnellaggio lordo 181 e tonnellaggio netto 163, affondò a 18 miglia da Capo Gola (forse errore per Capo de Gata). Nel sinistro non ci furono perdite umane. Tengo a precisare che, a mio avviso, questo veliero viene confuso con la goletta «L’Indipendente» (262 t.s.l.), naufragata il 14 agosto 1913, quattro miglia al largo di Capo Brancarso (Istria).
A chiusura, ritengo un dovere ringraziare apertamente la Signora Doretta Martinoli (figlia di Nicolò di Marco Umile Martinolich, 1888-1961) e suo figlio, il Dott. Meki Massa, per avermi gentilmente concesso l’utilizzo dei dati anagrafici di questa famiglia di valenti costruttori navali ed armatori, originari di Lussinpiccolo.
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