Molfetta: 600 anni di Confraternite

 

Molfetta: 600 anni di Confraternite

 

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Molfetta, 12/03/2023


Seicento anni di... Confraternite (Prima parte)

La città di Molfetta nel 1561 contava una popolazione composta di 1.124 fuochi (famiglie) ossia circa 2.250 abitanti.

Condividiamo, ancora un'importante documentazione, realizzata dal nostro amico Corrado Pisani, un grande ricercatore di storie molfettesi, che ha concesso di pubblicare sul sito dell'Associazione Oll Muvi, affermata nel mondo con il logo I Love Molfetta, le sue "ricerche", questa è la prima parte.

Il primo documento ufficiale che elenca il numero e le denominazioni delle associazioni confraternali presenti in città è l’editto del 7 di¬cembre 1567 promulgato dal vescovo Mons. Maiorano Maiorani. Da esso apprendiamo che all’epoca esistevano cinque confraternite, rispettivamente, intitolate a S. Stefano, al SS.mo Cor¬po di Cristo, all’Ospedale, a S. Francesco e ad Ogni Sancto.

La confra¬ternita di S. Stefano, con sede nella chiesa omonima, fu fondata con il fine di dare assistenza ai moribondi. La finalità del sodalizio, unitamente ai tèrminus non ante quem (1419) e non post quem (1431) ricavati dai documenti esistenti, permette di affermare che questa confraternita fu eretta seicento anni fa ossia nel 1423(22).

All’epoca in Italia imperversò una grande pestilenza: a gennaio 1422 divampava nella città di Messina; seguendo la via marittima, tra aprile e settembre 1422 infierì in Napoli; ad agosto 1422 raggiunse Venezia che in tale occasione realizzò il primo lazzaretto di “spurgo e contumacia”. Nel 1568 la confraternita di S. Stefano fu aggregata all’Arciconfraternita della SS.ma Trinità dei pellegrini e convalescenti in Roma. Fu proprio da quello stesso anno (1568) che il nostro sodalizio adottò il “sacco rosso” indossato da quello romano. In vero, il “Cap. XVII-Libro Secondo” dello Statuto dell’Arciconfraternita della SS. Trinità in Roma stabiliva che «Alle Compagnie aggregate non si darà altro ordine, che quello di portar’ il sacco rosso, conforme all’habito della nostra Archiconfraternità...».

La confraternita del SS.mo Corpo di Cristo, poi Arciconfraternita del SS. Sacramento, venne eretta, forse, per volontà di Mons. Angelo de Lacertis, vescovo di Molfetta (1484÷1508), il quale le assegnò la cappella di San Michele Arcangelo nella chiesa Cattedrale (odierno Duomo).

Il Monte della Caritate, chiamato anche Monte di Pietà o di Carità, già attivo nel 1541, s’interessava di curare i poveri ammalati e gestiva l’Ospedale. Ogni anno provvedeva a fornire la dote ed alcune zitelle povere della città e quotidianamente distribuiva le elemosine ai poveri, offrendo ospitalità agli infermi e ai pellegrini. La congregazione era associata all’arciconfraternita di S. Gerolamo della Carità. Nel 1584 l’Hospitale seu Pauperu(m) hospitium Melficten sub titulo Santixime Charitatis, già esistente nel 1543, era collocato in una struttura adiacente alla chiesa di S. Stefano e limitrofo al frutteto della chiesa della SS. Trinitatis (odierna chiesa di S. Anna). Nel 1877 l’Arciconfraternita del SS. Sacramento e il Monte di Pietà (o di Carità) si fusero in un unico sodalizio assumendo la denominazione di Monte di Pietà, Spedale e Confidenze.



Le confraternite di S. Francesco e di Ogni Sancto erano situate nelle chiese omonime. Di esse, non conoscendo la loro finalità, posso solo dire che la prima citazione della confraternita di S. Francesco compare nel 1541; mentre, la confraternita di Ogni Santo compare in un documento del 1550.

La visita pastorale di Mons. Bovio, svoltasi il 16 settembre 1608, lascia supporre che queste due confraternite si fusero in un Oratorio o Congregazione della Purificazione della B. V. Maria e di S. Francesco con sede nella chiesa di Tutti i Santi (detta anche di Ognissanti o di S. Giovanni). La presenza a Ogni Sancto della Congregatione del Oratorio sotto il titolo della Purificazione della Beatissima Vergine è documentata sino al 1624.

Nel 1657 (anno della peste) la chiesa di Tutti li Santi fu adibita a luogo dove far scontare i giorni di contumacia alle persone che giungevano da luoghi infetti o di provenienza sospetta, onde isolarle per evitare il contagio. Questa utilizzazione, una volta superata l’epidemia, comportò sicuramente un calo delle presenze dei fedeli in chiesa, motivo che potrebbe aver indotto la Congregatione dell’Oratorio sotto il titolo della Purificazione ad una (temporanea) cessazione dell’attività confraternale oppure a valutare il trasferimento in altra sede. Tale ipotesi tiene conto di due realtà: la prima connessa all’assenza di notizie su questo sodalizio nel 1699 in occasione della visita pastorale di Mons. Sarnelli; la seconda connessa alla presenza nel 1670 di una Congregationis sub titulo Purificationis S. Marie Virginis nella chiesa del collegio dei Gesuiti (odierna Cattedrale).

All’inizio del ‘600 nella chiesa di S. Stefano sorse la Congregazione dei Sacerdoti secolari chiamata della Presentazione della Beata Vergine. Il 4 giugno 1602, con il consenso del Capitolo Cattedrale, questa stessa confraternita denominata Presentazione della B.V. Maria e dei santi Stefano e Rocco si trasferì nella chiesa di San Rocco e San Sebastiano. Nel 1657 in questa chiesa era presente la Congregazione di Santo Rocco che solennizzava la festa di S. Flippo Neri e la festa della Presentazione della Beatissima Vergine. Nel 1730, in occasione della santa visita pastorale di Mons. Salerni, l’oratorio della Presentazione era chiamato espressamente Congregazione di S. Filippo Neri.

All’inizio dell’anno 1613 trentotto cittadini, riunitisi nella chiesa del monastero di San Francesco dei Conventuali, fondarono la Confraternita sotto il titolo della Morte. Il 25 aprile 1613 una delegazione di poco più di diciotto artisti (artigiani) presentò una richiesta al vescovo Mons. Bovio affinchè concedesse il suo assenso alla fondazione della stessa. L’indomani (26 aprile), il Vescovo eresse canonicamente la confraterni¬ta della Morte. Poco tempo dopo, la stessa si trasferì prima nella chiesa di Tutti i Santi e poi (10-15 gennaio 1614) nella chiesa di S. Maria del Principe di proprietà delle monache del monastero di S. Pietro.

to be continued...

 

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