I Misteri lignei di Molfetta

 

I Misteri lignei di Molfetta

 

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Molfetta, 09/03/2022


Il 12 maggio 1671, mastro Michele Mauritio di Napoli, residente a Matera, promise al dottor Giovanni Battista Ruffulo (b. 18 febbraio 1607 - m. 6 maggio 1676) di Molfetta di realizzare per il prezzo di 20 ducati un pulpito, in legno intagliato e dorato, e che poi lo stesso Ruffulo donò alla chiesa di San Domenico.

Questa notizia in sè non ha nulla di particolare, se non fosse per il fatto che l’anno della committenza ricade all’interno dell’arco temporale (1646-1699) durante il quale l’Arciconfraternita entrò in possesso delle statue in legno (i Misteri) portate ancor’oggi in processione.

Grazie all'amico Corrado Pisani, storico molfettese, andiamo a vedere il perchè.

Da subito ci chiediamo chi è questo scultore e in quale occasione il committente lo ha conosciuto?

Parte della risposta a questa domanda si ricava da altri scritti che ci fanno sapere che mastro Mauritio (o Maurizio alias Morenzio) è lo stesso maestro documentato: nel 1629 come l’autore della scultura lignea raffigurante S. Giuseppe, per la vecchia chiesa matrice di Pomarico, in Basilicata; nel 1658 come il mastro d’ascia a cui furono commissionate nuove spalliere per gli stalli nella Basilica di S. Nicola a Bari; nel 1661-1662, in veste di scultore, eseguì le sculture lignee e le cornici nella stessa Basilica, coadiuvato da altri maestri.

L’esecuzione dei lavori alla soffittatura della chiesa di San Nicola deve avergli dato notorietà in “Terra di Bari”, realtà che potrebbe spiegare come il dottor Ruffulo sia venuto a conoscenza dell’esistenza di questo scultore. Se a ciò si aggiunge che il medesimo dottor Giovanni Battista Ruffulo assunse l’incarico di Priore dell’Arciconfraternita di Santo Stefano dopo il 18 dicembre 1662 (data del decesso del precedente Priore, il Primicerio Goffredo Passari), ossia nello stesso tempo che volgevano al termine i lavori alla Basilica di S. Nicola, si fa concreta l’eventuale committenza dei “Misteri” a questo mastro Maurizio alias Morenzio, autore del pergamo anzidetto e ancor oggi visibile in situ.

Delle cinque statue, inoltre, solo quella che rappresenta “Gesù nell’orto” risale al 1858. Anno in cui fu realizzata dallo scultore/restauratore Gaetano della Rocca o Della Rocca, il cui nome negli scritti locali è stato sempre restituito come “La Rocca”.
Di lui, dopo attente ricerche, posso azzardarmi a riferire che deve essere nato nel primo decennio dell’Ottocento e morto tra 1876 e 1877.

Poche solo le notizie che lo riguardano. Nel dicembre del 1822 era alunno del Reale Istituto di Belle Arti. Nel 1852 divenne restauratore dei marmi del Museo borbonico. Per Decreto Luogotenenziale 7 dicembre 1860 fu confermato componente dell’Officina dei Restauri del Museo Nazionale di Napoli. Nel 1868, con il titolo di “professore”, realizzò «le immagini del S. Bambino, della Vergine, e di S. Giuseppe» per un presepe da porre nella cappella della famiglia Amoretti nella chiesa della SS. Annunziata a Fonseca in Napoli.

Nel 1876 era uno dei tre “restauratori” in attività presso il Museo nazionale di Napoli. Nel successivo 1877 non risulta più tra il personale di quel Museo, appartenente a quello “addetto alla Pubblica Istruzione”.


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