Molfetta, 23/07/2018
Anche a Dio piace sentirsi dire: GRAZIE!
Grande festa l’altra sera nella sala del museo diocesano: è stato donato il plastico del monumento a don Tonino ai Molfettesi di Hoboken.
Coincidenza? Mi son trovato a contemplare una prua che aveva mollato gli ormeggi: le bitte non avevano corde “imbracate”, erano nude e guardavano come orfane quella prua maestosa che si allontanava.
Sognavo.
Seduto sotto un grande albero “de pestazze” (Carrubo dai grandi rami) con tante lingue pendenti, nere di zucchero filato (le carrube), che avevano coccolato e sfamato noi bambini che sognavamo avere “re pestazze zucchèmèle”, turgide contenitrici di zucchero, passate dal forno e doni di san Nicola.
Alla prua della nave erano incise delle colombe come indicazione di provenienza e di iscrizione all’albo marittimo. Ogni natante che si rispetti è iscritto in un compartimento. E questa nave è iscritta nel compartimento navale “pace” con tanto di firma del capo compartimento, don Tonino Bello.
Colombe che volano. E’ movimento, cammino, sorvolare, ammirare la pace, vivere?
Un giorno un indiano disse in un’assemblea internazionale: vorrei diventare Dio per un sol giorno, per dare alle parole il loro senso autentico.
Inflazionata è anche la parola pace!
Attenzione nel pronunciarla. Impossibile darne una definizione. Impossibile trovare una rete che possa contenere i significati della parola pace, specialmente se ci riferiamo ai contenuti biblici di questa parola.
Nel Nuovo Testamento, Gesù è detto la nostra pace.
Non ingabbiabile, imprendibile, inafferrabile in termini di completezza.
Quel monumento, schematico, grandioso e povero, illuminante e provocatorio, in un angolo abbandonato e insignificante è stato ispirato non come ricordo della storia che compie venticinque anni, ma come angolo periferico che grida da lontano: non dimenticare, non riposare in pace, agitati, entra nel vocabolario della parola pace e opera, agisci, scuotiti.
Ho guardato fisso l’intero monumento. Era silenzioso nella sua solennità. Pulito nei suoi contorni. Una vocina mi ha chiamato. Una delle tante bitte senza funi alla gola: fermati, non andare, devo riflettere anch’io quando non lavoro, suggeriscimi un significato della parola pace.
Qualcuno nelle solennità qui celebrate ha pronunziato parole o ha dato significati lontani dalla mia cultura che è intrecciare alla mia gola sartie di grossa portata per tenere ancorate le imbarcazioni al molo.
Perchè a me chiedi tanto?
La bitta ha risposto con voce sommessa. Non hai vissuto gomito a gomito con don Tonino? So che qualche volta si è confidato con te quando andavate per l’Italia a seminare la pace.
Grazie bitta carissima, che anche a gola serrata, qualche volta senza respiro, dai sicurezza e serenità a chi di te si fida, ha pace, fai da guardia a questo “dolcissimo” pensiero, il monumento a don Tonino che si è speso per la pace. Se puoi invita chi ti avvicina ad aver compassione per se stesso: pensare soltanto non è seminare pace, agire anche con coraggio è edificare la pace.
Don Giuseppe de Candia
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