Molfetta, 13/06/2018
Sul George Washington Bridge sistema le bandiere a stelle strisce e guarda dall’alto Manhattan.
Lui è Mauro Caputi in Usa, con la famiglia, da 23 anni. E’ lì che ha costruito la sua vita, ha avuto la possibilità di realizzarsi. Molfetta è sempre nel suo cuore ma, in lui, non ci sono rimpianti. Noi dell'Associazione Oll Muvi, quelli di I Love Molfetta, gli abbiamo fatto una breve intervista. Ecco la sua storia di successo.
Ciao Mauro come hai raggiunto la terra americana?
Mi sono stabilito in USA il 10 Settembre 1995 ed a quel tempo non si viaggiava più in nave ma bensì con un Boeing 747 della TWA che ora non esiste più.
Perchè questa scelta di emigrare?
Più che una scelta doveva essere una prova. Quando io e mia moglie ci conoscemmo a Molfetta e decidemmo di sposarci non c’era l’intenzione di trasferirci qui, allora io lavoravo come radiotelegrafista al centro radio di Roma e durante il periodo che uscivo con la mia ragazza, ora mia moglie, ci fu una privatizzazione e per chi decideva di rimanere con il pubblico impiego veniva trasferito laddove c’era un posto disponibile in varie località sparse per l’Italia. Venni trasferito nelle Marche esattamente ad Ascoli Piceno ma purtroppo non mi sentivo soddisfatto. La data del matrimonio si avvicinava e mia moglie mi propose di provare a trasferirci in USA. Feci domanda di aspettativa ed eccomi qui dopo quasi 24 anni.
Parlaci della tua famiglia?
La mia è una famiglia tipica Italo americana e facciamo del nostro meglio nel tramandare le nostre tradizioni ai figli.
Siamo io, mia moglie Mariella, una ragazza di 16 anni, Loreanna, un ragazzo di 14 anni Joseph, e una cagnolina Chanel.
Hai svolto diversi lavori?
Tranne la mia prima settimana in America ho intrapreso la carriera di elettricista. Ho un lavoro full time da elettricista con il Port Authority di NY e NJ in più ho la mia piccola ditta di impianti elettrici e ultimamente svolgo le mansioni di ispettore per impianti elettrici per conto del comune di Union City, part time. Manhattan la vedo spesso dall’alto per via del mio lavoro al George Washington Bridge.
Oggi guardi Manhattan e il New Jersey sempre dall’alto, che emozioni si provano?
La prima volta è stato eccitante ma poi dopo diventa quasi routine
Cosa hai portato in valigia da Molfetta, quando hai deciso di emigrare?
Nella valigia ho portato oltre agli indumenti, determinazione e ambizione. Nostalgia poco se no rimani fregato.
Cosa ne pensi del progetto I Love Molfetta?
Dopo tanto tempo finalmente qualcuno ha avuto una bella idea, creando il progetto I love Molfetta che per me è una cosa molto positiva, tutti qui in America seguiamo tutte le news sul web, è come una finestra su Molfetta ed il resto del mondo dando la possibilità di esporre Molfetta e la sua cultura e le sue tradizioni ai vari molfettesi sparsi per il pianeta.
Cosa consiglieresti oggi ai giovani che vorrebbero realizzare il famoso “sogno americano"?
Questa è una terra che la devi amare dal primo momento se no non vivi sereno. Un consiglio che posso dare è essere pronto a qualche sacrificio e avere molta pazienza perchè qui a differenza di Molfetta alla fine il duro lavoro paga e ci si può togliere qualche soddisfazione in più.
Riproduzione riservata. La riproduzione è concessa solo citando la fonte con link alla news.