
Molfetta, 10/11/2016
Noi dell'Associazione Oll Muvi, quelli di I Love Molfetta, abbiamo diversi contatti con gli emigrati molfettesi negli States, vogliamo condividere con i nostri followers una breve considerazione pubblicata da un molfettese che vive a New York.
NON FACCIAMO POLITICA, c'è gente che è molto più brava di noi, siamo solo "simpatizzanti" per gli U.S.A.
New York - È stato sicuramente interessante svegliarsi questa mattina e scoprire che Donald Trump era il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America. Ed è stato ancora più interessante leggere i commenti delle varie testate Americane ed internazionali in merito alla questione.
Come è potuto accadere? Quando è successo? Perchè è accaduto?
Tante potrebbero essere le risposte a queste domande: "Hilary aveva i suoi tanti scheletri nell’armadio, gli elettori non hanno voluto un presidente la cui candidatura era già stata decisa nel 2001 insieme a suo marito, si è seguito il tipico trend bi-mandato democratici-repubblicani-democratici...".
Le varie testate giornalistiche stanno provando a trovare la risposta esatta e tanti sono gli esperti che stanno commentando. Per cui lascerò questo compito a gente giornalisticamente più competente di me.
Ciò che, invece, mi ha affascinato di più in tutta questa faccenda è stato come la campagna elettorale di Trump sia stata gestita e la bravura del Trump team nel definire la strategia vincente.
Quando la campagna presidenziale è iniziata, Trump era solo un altro imprenditore che voleva giocare a fare il politico. Un magnate per cui la ricchezza non era più abbastanza per il suo ego. Durante questi lunghi mesi di campagna elettorale ho tante volte pensato: “l’ha detto davvero?”, e mi sono tante volte stupito di come il suo team e gli investitori continuassero a lasciare spazio a dichiarazioni di dubbia natura, facilmente impugnabili da avversari e da contestatori.
Con il passare del tempo, ho iniziato a realizzare che tutto ciò poteva essere frutto di una strategia ben disegnata, volta a trasformare un nessuno politico nel 45° Presidente degli Stati Uniti d’America. E così è stato. Il team elettorale è riuscito a trasformare le debolezze di Trump nei suoi punti di forza, estremizzando la sua mancanza di tatto e la sua voglia di dire, fino al punto di farle digerire come trasparenza e rendendo la sua inesperienza politica candore, se paragonata alla presunta capacità di manipolazione della rappresentate dei giochi di potere, Hilary Clinton. Non ultima, altra grande capacità del Trump team è stata quella di nascondere tutto ciò tra le polemiche che i discorsi di Trump portavano dietro di se ogni volta, quasi guidando i suoi oppositori a fare, pur senza saperlo, campagna elettorale a suo favore, e guadagnando seggi e Stati un gradino per volta, sfruttando l’intera durata della campagna elettorale.
A quanto pare gli Americani e tutto il mondo non hanno notato ciò che stava accadendo. Perlomeno fino a questa mattina, quando il mondo si è svegliato realizzando che nell’epoca dei social media, non sempre ciò che recepiamo è quello che è scritto, e che distinguere tra ciò che pensiamo e ciò che vogliono farci pensare non è più così facile.
Carmine Valente
da Molfetta trasferitosi a Manhattan da molti anni
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