Viaggio ad Hoboken. Diario di Ornella

 

Viaggio ad Hoboken. Diario di Ornella

 

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Molfetta, 16/04/2009

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Chi parte con l'entusiasmo di scoprire nuove realtà, torna con l'entusiasmo di aver scoperto che la realtà più bella, ineguagliabile, è proprio quella che ci ha lasciati andare. e che ci attende al nostro ritorno come la più dolce delle sorprese, la più 'inaspettata delle consuetudini'.

Ciò che ho fatto io con un amico, è stato inventarci un viaggio in una terra tanto lontana quanto simile a noi, viva nelle sue pieghe,delle nostre tradizioni.

"Quando siamo arrivati a New York, ormai quasi due anni fa, la prima cosa è stata la ricerca dei legami imprescindibili. Era settembre e ad Hoboken la ben nota colonia di molfettesi aveva preparato come ogni anno la festa della Madonna dei Martiri di Hoboken.

Che i pescherecci del porto fossero in realtà dei motoscafi moderni nel canale poco importava (tra l'altro una riproduzione in miniatura delle barche della Madonna veniva trainata nel corteo), o che il busto (in realtà solo dipinto di color argento) di San Corrado, facesse compagnia nella stessa processione, come ormai non si usa più, alla statua, ugualmente agghindata e "vestita di ori"come da copione , un altro dettaglio.

Forse è proprio questo lo spirito che stringe i nostri concittadini emigrati così lontano..Il desiderio di far rivivere le proprie struggenti tradizioni, dolorosissime quando le si lascia indietro. Abbiamo chiacchierato a lungo con gente sconosciuta ma..a 8 ore di volo da qui,tra compaesani, non esistono estranei! Incredibile i luoghi dei ricordi sono sempre quelli, ci si ritrova nei discorsi ad essere la nipote della vecchia amica (come è capitato a me), o ad aggiornare sull'andamento del Molfetta Calcio, a parlare nella loro lingua, il molfettese, a raccontare di come cambia la nostra città. Incredibile quanto quasi ne sapessero più di noi. Quando è così si mangia allo stesso tavolo, si ospita nel proprio luogo di ritrovo.

Chi non conosce lo Juventus Club? Alle pareti le foto sono in bianco e nero, bellissime, c'è il porto, c'è un abbraccio da giovani a Riccardo Muti, in tv c'è la nazionale italiana. In processione c'è la banda..certo non c'è il maresciallo in alta uniforme ma c'è la volante della "police"! Tra le bancarelle e l'illuminazione spunta la facciata della Basilica, ma ahimè è solo un dipinto su tela; si mangia il calzone, le zeppole, le rape, le orecchiette.

La chiesa quell'8settembre era gremita di gente, la gente nostra, e il prete Don Giuseppe de Candia, di Molfetta affiancava quello americano per la traduzione simultanea. Da quel punto, da lì a poco, sarebbe partita la processione e con lei la nostra avventura tutta biancorossa, divenuta il ricordo più bello del viaggio.

Tra tanta cordialità, accoglienza, affetto innato del legame. Eravamo solo due ragazzi qualunque ma eravamo molfettesi ed eravamo lì, e questo è bastato a far riaffiorare loro mille bellissimi ricordi. Era la nostra Molfetta quella
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Ornella Amato

 

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