Tragedie marinare molfettesi: volti e ricordi dei nostri cari

 

Tragedie marinare molfettesi: volti e ricordi dei nostri cari

 

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Molfetta, 02/11/2024


Il mese di novembre riporta alla memoria volti e ricordi dei nostri cari che oggi non sono più in vita.

Per commemorare marinai e marittimi molfettesi vittima del proprio lavoro, anni fa decisi di consultare i registri degli atti di morte dal 1809 al 1900 per individuare le persone decedute a seguito di sinistri marittimi. Sono emerse notizie che vedono coinvolte più di cento persone.

Continuiamo a sostenere queste ricerche esclusive, realizzate dal nostro amico Cav. Corrado Pisani, un grande appassionato di storie molfettesi, che in queste righe racconta delle "tragedie marinare molfettesi". Affinchè non si perda la memoria, noi dell'Associazione Oll Muvi, attraverso il sito web "www.ilovemolfetta”, condividiamo con piacere il prezioso lavoro. A Voi tutti buona lettura.

Qui citerò solo alcuni degli eventi più significativi. Scrivere di questi fatti è un atto di riverenza nei confronti dei tanti “lupi di mare” che durante la loro esistenza costituirono l’unico elemento di sostentamento dei propri familiari. Questi uomini “dai modi inurbani ed aspri” si distinguevano “per un coraggio a tutta pruova, per una intiera abnegazione di sè medesimi, per una probità assai austera, per una rettitudine di cuore che li rendeva intolleranti ed incapaci di un atto d’ingiustizia e per un attaccamento ai doveri del proprio ufficio spinto fino al fanatismo”.

Questo scritto desidera perpetuarne il ricordo.
Diversi sono i sinistri marittimi che hanno visto perire marinai della nostra Città. Fra quelli documentati desidero ricordare i seguenti:

- 19 gennaio 1818, la paranza di Giovanni Stoja, travolta da una tempesta, affonda nelle acque di Molfetta. Con il padrone muoiono altri cinque uomini: Corrado Sallustio, Michele Altamura, Mauro Stoja, Francesco Squeo ed un ragazzo chiamato Gennaro Altomare (anni 9 circa);

- 31 dicembre 1829, muoiono sette marinai che compongono l’equipaggio della paranza pescareccia di Leonardo Azzariti;

- 21 ottobre 1852, muore padron Andrea Mezzina, comandante del paranzello molfettese S. Maria dei Martiri di 14 tonnellate. Per comprendere il dolore connesso all’evento riporto integralmente quanto scritto nell’Atto di morte: «Ruolo d’Equipaggio del paranzella Napoletana nominata S. Maria dei Martiri di Tonnellate 14 allistato al Porto di Molfetta con albero uno, con ponto uno, di proprietà di Gennaro la Forgia e comandata dal fu Andrea Mezzina di anni 31, padrone di Molfetta ed equipaggiato da’ marinari Michele Mezzina di anni 38, Francesco de Giglio di anni 38, Francesco Piccino di anni 27, Domenico Amato di anni 20, Giuseppe di Gennaro di anni 16, Pasquale de Palma di anni 12, tutti di Molfetta. Oggi che son il dì 19 Ottobre corrente anno 1852 partimmo da Molfetta col detto legno comandato dal fu Andrea Mezzina per portarci in Procida per colà eseguire la pesca de’ pesci, nel mentre navigammo la notte del di 20 del detto mese di Ottobre fummo attaccati da tempo burrascoso con venti Greco Tramontana, onde credemmo per comune salvezza metterci in filo al vento, e nel mentre navigammo il giorno 21 Ottobre sempre con venti burrascosi venne un colpo, e andò il legno a lato eravamo quasi per immergerci; in questo che il padrone fu Andrea Mezzina guidava il timone fu dalla marea sollevato e trasportato a mare. Ed il marinaro Francesco de Giglio sbalzò sotto coverta. Intanto si ruppe la penna, ed il legno venne drizzato, onde non mancammo di fare immensi sforzi per mettere in salvo il detto padrone, ed il medesimo Michele Mezzina, spinto da amor fraterno, non badando a pericolo, getta delle funi a mare per salvare il proprio fratello ma misero tutto fu indarno, perchè frequenti cavalloni che ora s’innalzavano fino alle stelle, ora s’abbassavano, e facevano vedere di sotto l’arena subissano l’infelice Andrea Mezzina e rimane il bersaglio delle onde, e dopo poco tempo disparve dagli occhi dello sventurato Michele Mezzina, che sembrava un forsennato che correva da prua a poppa. Seguitando a correre tempo sino al giorno ventidue del medesimo mese cogli stessi venti Greco Tramontana, il giorno 23 ci trovammo nel faro di Messina, e credemmo diriggerci direttamente a Napoli, che arrivati il giorno 27 del detto mese di Ottobre dammo il debito costituto a questa Deputazione di Salute, sull’accaduto che elasso tre giorni ci diede libera pratica».

- 8 aprile 1873 la bilancella Santa Loreta di Stefano Salvemini viene investita in mare nelle acque di Vieste dal piroscafo di bandiera olandese Hecla (572 tonnellate). La nave, costruita nel 1871 dal cantiere “Scott” della città scozzese di Greenock, lunga 58,5 metri, con un apparato propulsore della potenza di 90 HP, era di proprietà della compagnia Kon. Ned. Stoomboot-Maatschapij di Amsterdam. Dei nove uomini componenti l’equipaggio della bilancella, perdono la vita Nicola Salvemini (di anni 30), Michele Paparella (anni 50) e suo figlio Lorenzo Paparella (di anni 10, mozzo), Germinario Francesco (anni 10, mozzo);

- 26 aprile 1875, nelle acque del Gargano un’onda trascina in mare il marinaio Giuseppe Annese (cl. 1840), imbarcato sulla bilancella Primavera. Un’ondata, penetrata dalla murata dritta, incontrò sul suo cammino Annese che era lì per mollare la scotta onde girare la vela. Preso e trascinato in mare, il marinaio fu visto comparire alla distanza di una quindicina di passi in mezzo a vortici spumeggianti;

- 17 maggio 1875, nelle acque dinanzi Atene (Grecia) «essendo stata ribaltata da un forte colpo di vento la bilancella pescareccia “Santa Maria de’ Martiri” tre miglia circa distante dalla terra, e mentre faceva ritorno nel porto di Pireo dalla pesca ed in quel momento trovavansi a dormire nella stiva il mozzo Luigi Turtur, di anni sette figlio del comparente Vincenzo Turtur e della di lui consorte Tea Papparella, domiciliata in Molfetta, nato a Molfetta, non si è potuto salvarlo, traendolo dalla barca rovesciatasi all’improvviso e poco dopo andata in fondo con entro il ragazzo suddetto, che naturalmente vi periva». A dichiarare il decesso di Luigi (n. 21 agosto 1869) nella Cancelleria del Regio Consolato d’Italia al Pireo sarà il padre del ragazzo, il marinaro Vincenzo Turtur (di anni 34) imbarcato sulla stessa unità, ed il padrone marittimo Nicola Turtur (di anni 53), fratello di Vincenzo e zio del ragazzo (morto a poco meno di 6 anni e 9 mesi);

- 3 febbraio 1878, il mozzo Michele Pisani (n. 26 maggio 1865), arrampicatosi in cima al pennone per mollare la vela, cade in mare per un colpo di vento e muore dopo essere stato ripescato;

- 4 marzo 1888, naufraga per fortunale sulla spiaggia di S. Benedetto del Tronto il trabaccolo S. Francesco Martorelli (meglio noto come S. Francesco di Paola) ex S. Francesco di 59 tonn. Periscono sei uomini (5 componenti l’equipaggio e 1 passeggero): padron Giacomo Magrone (n. 26 luglio 1830), marinaio Giambattista Azzarita (n. 12 febbraio 1850), marinaio Onofrio Capurso (n. 19 febbraio 1863), marinaio Francesco Magrone (n. 1° gennaio 1860), marinaio Vito Onofrio Pierno (n. 20 marzo 1850) ed il passeggero Vitangelo de Gennaro (n. 16 gennaio 1878);

- 6 gennaio 1896. La mattina di questo giorno, durante l’imperversare di un temporale da Nord, fece completo naufragio sulla secca di S. Domenico la bilancella da pesca Antoniuccio. Tutto l’equipaggio, composto da nove uomini, perse la vita miseramente. Nei giorni a seguire i loro corpi furono ritrovati sulla spiaggia di S. Domenico. Ricordiamo i loro nomi: comandante Antonio Salvemini (cl. 1866, marito di Giovanna Pappagallo), marinaio Giancaspro Pasquale (cl. 1855, marito di Luigia dell’Olio), marinaio Pantaleo Cappelluti (cl. 1853, marito di Teresa Salvemini), marinaio Damiano Amato (cl. 1842, marito di Pasqua Armenio), marinaio Angelo Carlo de Candia (cl. 1862, marito di Rosa Maria Minervini), marinaio Pasquale Raffaele Leone (cl. 1876), marinario Mauro Leonardo Bacolo (cl. 1879), marinaio Pasquale Giancaspro (cl. 1855) ed il mozzo Onofrio Giancaspro (n. 3 gennaio 1887). Gli ultimi due erano padre e figlio (che tre giorni dopo avrebbe compiuto 9 anni).

Qui mi fermo (e taccio) rivolgendo il mio pensiero a quel tragico evento, avvenuto trent’anni or sono, che vide la perdita dei cinque uomini componenti l’equipaggio del motopeschereccio Francesco Padre (ML 990), affondato nella notte tra il 3 ed il 4 novembre 1994.

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