Agro molfettese: il Casino Fraggiacomo, la storia

 

Agro molfettese: il Casino Fraggiacomo, la storia

 

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Molfetta, 24/05/2024


Il Casino Fragiacomo è situato nell’agro molfettese, sulla S.P. 112 (Molfetta-Terlizzi), a circa trecentoventi metri dall’ingresso dello svincolo dell’autostrada Adriatica, in una zona rurale che nel 1509 era chiamata loco … lu lagugliono.

Condividiamo nuovamente una ricerca esclusiva, realizzata dal nostro amico Corrado Pisani, un grande appassionato di storie molfettesi, che in questa sua ricerca descrive il "Casino Fragiacomo". Affinchè non si perda la memoria, noi dell'Associazione Oll Muvi, attraverso il sito web "www.ilovemolfetta”, condividiamo con piacere il prezioso lavoro. A Voi tutti buona lettura.

Nel 1542 i fratelli della famiglia “de Joanne” (de Giovanni), successivamente chiamata “de Agno”, Geronimo e Giovanni, entrambi figli di Remigio (Armicio), erano comproprietari, per metà ciascuno, di un oliveto jn loco ubj d(icitu)r lo lagogliono. Nel periodo 1552-78 Geronimo de Agno fu l’unico intestatario del medesimo terreno «de olive et amendole acchiusa et mesurata vigne octo con lago jn loco lago goglione juxta la ... via pub(li)ca». Quarant’anni prima, per capitoli matrimoniali rogati in data 23 luglio 1536, Geronimo de Agno si era sposato con Creusa Lepore (m. 3 settembre 1572), figlia del nobile Andrillo Lepore e di Virginia de Judicibus, nipote dell’Arciprete Gualterio de Judicibus. Dalla loro unione nacque una bimba alla quale fu imposto il nome Isabella.

Il 25 luglio 1590, per capitoli matrimoniali rogati da notar Francesco de Angelis, Isabella de Agno si ammogliò con il nobile Marino Antonio Volpicella. Ebbero per figlio Vespasiano (battezzato 23 giugno 1591 - m. 6 settembre 1649), il fondatore della chiesa del Purgatorio.

Il 15 aprile 1592 Marino Antonio Volpicella morì. Rimasta vedova, Isabella de Agno convolò a seconde nozze con Baldassarre Lupis. Dalla seconda unione nacque Giovan Lorenzo Lupis (b. 10 agosto 1593). Non passò molto tempo ed anche il secondo marito passò ad altra vita. Il 29 gennaio 1595 la vedova Isabella de Agno ed il nobile Giacomo Vulpicella concordarono i capitoli matrimoniali che avrebbero regolamentato la loro futura unione. Isabella promise che avrebbe portato in dote «una possessione d’olive e altri frutti di vigne nove in circa … sita … in loco detto allo Lagoglione». Il seguente 2 ottobre 1596(95), Giacomo Vulpicella e Isabella de Agno furono uniti in matrimonio. Nacquero due figli: Francesco Antonio, b. 12 settembre 1597(96) e Maria Antonia (b. 2 agosto 1598 - m. 1° marzo 1672).

Divenuta maggiorenne, Maria Antonia Vulpicella si sposò con il nobile Francesco Quarto di Andria. Rimasta vedova, il 14 gennaio 1624 Maria Antonia Vulpicella si risposò con Giovan Camillo Chiurlia di Giovinazzo. Il 9 dicembre 1629 Maria Antonia, vedova anche del secondo marito, si unì in matrimonio con Francesco d’Agni. Il 21 novembre 1652 Maria Antonia Vulpicella, vedova in terze nozze di Francesco d’Agni, promise di sposare il nobile Giovanni Muscati. Vent’anni dopo (1672), Maria Antonia morì senza aver dato figli ad alcuno dei quattro mariti.

Il 6 gennaio 1660, per atto rogato da notar Angelo Valente di Cassano, Maria Antonia Vulpicella vendette definitivamente a Stefano Motta, mastro di molini, una «possessione con torre dentro posta in loco le Campore iuxta... la macchia di Campo Leone».

Prima di proseguire con le vicende dell’immobile oggetto di questo articolo è necessario parlare del nuovo proprietario. Il primo esponente della famiglia “Motta di Valenzano” a giungere nella nostra città fu il mastro di molini Michele (m. 1620). In Molfetta, mastro Michele Motta si ammogliò con Pasqua dello Caputo che gli diede sei figli, tra i quali il citato Stefano (b. 28 maggio 1609 - m. 21 ottobre 1672).

Per capitoli matrimoniali rogati in data 7 aprile 1627 Stefano Motta sposò Rosa de Scaldera (m. 22 febbraio 1670). Dopo questa data è molto probabile che Stefano, anch’esso mastro di molini, ritornò a Valenzano, prova ne è il fatto che nella riunione decurionale del giorno 25 ottobre 1635 l’Università di Molfetta deliberò di far venire da quella città il mastro Stefano Motta, esperto nell’acconcio di molini. Per testamento rogato in data 14 ottobre 1672, il magnifico Stefano Motta lasciò tra i suoi beni un terreno della superficie di 12 vigne in contrada “le Campore”.

Il matrimonio tra mastro Stefano Motta e Rosa de Scaldera vide la nascita di (almeno) cinque figli, dei quali citiamo il solo Giuseppe (n. 15 settembre 1651 - m. 16 maggio 1720). Il 18 dicembre 1673, per capitoli matrimoniali rogati il 2 dicembre, il professore di diritto (civile e canonico) Giuseppe Motta si sposò con Susanna Colajanni, figlia dei defunti Leonardo e Geronima Leonbruno di Terlizzi. I coniugi Motta-Colajanni, nell’arco temporale di un ventennio (1674-94), generarono undici figli. L’ultimo nato, Domenico Motta (n. 20 agosto 1694 - m. 26 aprile 1734), il 23 marzo 1717 si unì in matrimonio con Isabella Fornaro. Da quest’utimi nacquero due maschi ed una femmina chiamati Giuseppe (n. 3 ottobre 1727 - m. 3 luglio 1750. Sacerdote), Stefano (n. 19 febbraio 1732) e Susanna (n. 1° ottobre 1729 - m. 11 febbraio 1802).

Il 4 settembre 1741 i fratelli Motta, Giuseppe e Stefano, fecero stimare dagli apprezzatori Onofrio de Dato e Benedetto Samarelli i terreni facenti parte dell’eredità del loro defunto padre (Domenico). Tra i beni c’era il fondo rurale di vigne nove situato «in loco le Campore seu Torre Villotta... giusta... la via seu entica publica... con torre, un pozzo di acqua». In quell’occasione gli stessi assegnarono il latifondo a Susanna Motta, loro sorella che si accingeva a contrarre matrimonio.

Il 12 febbraio 1744, per capitoli matrimoniali rogati il 9 settembre 1741, Susanna Motta si sposò con il magnifico Leonardo Fragiacomo (n. 1715 ca. - m. 3 novembre 1793). All’epoca la famiglia dello sposo era inserita tra quelle iscritte alla seconda piazza (Famiglie del popolo) di Molfetta essendo Domenico (il padre di Leonardo) un bottegaro che si era arricchito vendendo olio, caso ed altre cose lorde. Dieci anni dopo, il 7 settembre 1754, il Consiglio Decurionale dell’Università, discutendo sulla divisione de’ ceti della Città di Molfetta, deliberò l’aggregazione alla Piazza dei nobili di quattro famiglie: Picca, Fraggiacomo, Ventura e Giovane. Fu così che anche i Fraggiacomo si dotarono dell’arma gentilizia (vedi immagine) che può essere così blasonata: «Spaccato di ............... e di ................, alla fascia convessa di ..............., attraversante sulla partizione; nel 1° alla croce gigliata patente di ..............; nel 2° caricato di una conchiglia concava rovesciata di ................».

L’unione tra Lonardo Fragiacomo e Susanna Motta di Domenico (m. 11 febbraio 1802) vide la nascita di undici figli. Tra essi compaiono i maschi Domenico (n. 23 luglio 1751) e Maurizio (n. 28 giugno 1766). Per testamento 24 maggio 1790 Lonardo Fragiacomo dispose erede universale il figlio Domenico.

Per capitoli matrimoniali redatti il 1° giugno 1790 Domenico Fragiacomo si unì in matrimonio con Antonia Consiglio di Bisceglie. Per testamento datato 18 marzo 1795 Domenico Fragiacomo dispose erede universale suo fratello Maurizio. Il 4 agosto 1796, nella cappella di S. Maria del Pianto situata alla torre del fu don Pietro Gadaleta alias la torre della Cera sulla via di Bisceglie, per capitoli matrimoniali rogati due giorni prima da notar Berardino Rotondo, il possidente Maurizio Fragiacomo sposava (sua cognata) Antonia Consiglio vedova di suo fratello Domenico.

Dal matrimonio tra Maurizio Fraggiacomo e Antonia Consiglio nacquero Leonardo (n. 8 maggio 1797 - m. 23 giugno 1824), Susanna (n. 9 settembre 1799 - m. 4 gennaio 1882) e Angelo (n. 16 gennaio 1801 - m. 18 marzo 1882). Il 4 aprile 1817 Maurizio Fragiacomo morì all’età di 52 anni. Per testamento del 25 marzo 1817, aperto e letto il successivo 7 aprile, Maurizio Fraggiacomo aveva disposto eredi universali i suoi figli.
Dieci giorni dopo (14 aprile 1817) il decesso, su richiesta della vedova Antonia Consiglio, fu eseguito l’inventario dell’eredità del defunto. L’elenco dei beni riporta il «casino di detto defunto» situato un miglio circa dalla città, in località detta «Le Campore». In quello stesso posto, nel 1805 Maurizio Fraggiacomo manifestò l’intenzione di erigere una cappella, assegnando alla stessa una rendita di 12 ducati annui. Per dispaccio reale del 13 luglio 1805 il re concesse il beneplacito, ma vincolò la concessione al consenso del Vescovo.

L’eredità, tra i diversi beni mobili e immobili, includeva anche quote di proprietà di alcuni velieri: trabaccolo «il Costante», pielago «l’Incredibile», trabaccolo «S. Giacinto», trabaccolo «la Madonna della Madia e S. Vincenzo», trabaccoletto «Sant’Antonio» e pielago «il Genio».

Nel 1823, donna Antonia Consiglio vedova Fragiacomo era sempre la proprietaria, in contrada «Camere», di un oliveto di 12 vigne e di un casino di otto stanze, stalla e cappella con adiacente giardinetto (frutteto) di 0,1 vigna.

Il 15 ottobre 1815, per capitoli matrimoniali rogati il passato 10 ottobre, Leonardo Fragiacomo si unì in matrimonio con Rosa Maria Poli. La loro unione vide nascere quattro figli: Maurizio (n. 2 febbraio 1818 - m. 21 marzo 1872); Antonia (n. 13 marzo 1819 - m. 9 aprile 1896); Vitangelo (n. 21 aprile 1821 - m. 3 ottobre 1892) e Angelo (n. 1° febbraio 1824 - m. 28 gennaio 1887). Per testamento del 10 giugno 1824, aperto e letto il seguente 2 luglio, Leonardo Fragiacomo, abitante in via Sant’Angelo n° 12, dispose eredi universali i tre figli maschi.

Nel novembre del 1854 la cappella rurale dei fratelli Fraggiacomo, dedicata alla Vergine SS.ma della Concezione, fu ispezionata da Mons. Nicola Maria Guida.

Angelo Fraggiacomo fu Maurizio, morto celibe, per testamento 10 marzo 1875 aveva disposto eredi universali i nipoti Vitangelo e Angelo, figli del suo defunto fratello Leonardo. A Vitangelo assegnò la casina in contrada Camere (o Cambore).
Il 25 aprile 1921, il Casino Fraggiacomo fu oggetto della “visita pastorale” di Mons. Agostino Migliore (Vescovo di Monopoli). All’epoca, la struttura, incluso la cappella, definita “oratorio rurale”, dedicata a Maria SS.ma Immacolata, era di proprietà della famiglia Mongelli di Ruvo (quelli del molino di farina). Nella relazione, seguita alla visita di Mons. Migliore, si legge che la cappella era stata eretta (canonicamente) il 25 settembre 1849.

Nel Catasto Terreni di Molfetta del 1930 il casino di villeggiatura era accatastato a nome di Cosmo Mongelli dei defunti Saverio e Marta Petruzzella. Altra visita seguì nel 1938, a cura di Mons. Achille Salvucci. La “cappella publica”, situata nella “ex casina Fragiacomo”, era ancora tenuta dalla famiglia Mongelli.

Nel 1960 il Monte di Pietà Spedale e Confidenze entrò in possesso dell’intero comprensorio. Lo sottopose a lavori di restauro per adattarlo a “scuola materna” che in seguito funzionò per un decennio circa. A tal proposito, l’immobile rurale in argomento sulla Carta Tecnica dell’Italia Meridionale (Scala 1:5000), pubblicata dalla Cassa per il Mezzogiorno, ricavata su riprese aeree I.G.M. del 1974, restituzione aerofotogrammetrica del 1980-81, stampa PUBBLIGRAF-Napoli del 1982, coincide esattamente con quello indicato con la dicitura Scuola materna.


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