Un secolo e più di storia ha la giornata dei migranti |
MOLFETTA 25/09/2021 Un secolo e più di storia ha la giornata dei migranti (dal 1914). Tanti temi, tante ispirazioni, tante riflessioni. Le conclusioni? Non c’è debolezza maggiore nella vita: il costretto a migrare. Non c’ è sfida più impegnativa alla cultura che il non far aumentare la consapevolezza delle enormi opportunità che offre la migrazione. Noi dell'Associazione Oll Muvi, affermata nel mondo con il brand I Love Molfetta, condividiamo la notizia inserita su Luce & Vita di questa settimana, realizzata da Mons. Giuseppe de Candia direttore diocesano Migrantes. L’onda migratoria inarrestabile nell’oceano umano dovrebbe avere lo stesso effetto dell’onda del mare: rimesta l’acqua e i fondali, dà cibo e vita ai pesci, riscalda o raffredda, produce evaporazione e pioggia sulla terra. Il 26 settembre papa Francesco ci mette di fronte a un pronome “NOI sempre più grande”. Dopo la grande luce prodotta dall’Enciclica Fratelli tutti, si rimane abbagliati, non abbindolati, ad occhi aperti abbandonati a sogni che non si avverano mai. Si capisce che quella luce è per camminare nella penombra interessata del dio denaro che blocca i primi passi ad abbandonare le strade dell’io prima di tutto, per andare verso il Noi prima di tutto. Dio ci ha creato uomo e donna, una carne sola, un cammino unico di salvezza. Forse oltre l’interesse dell’io, ci blocca la paura dell’alterità, del colore, della cultura, della provenienza rionale, della lingua comune di perdere non si sa che. Oh bella mia speranza! Lungo i percorsi mondiali del nostro ufficio diocesano migranti, ho lavorato per poco tempo, come traduttore in una tipografia a New York. Per compenso mi regalarono un grosso pacco di carta a sfoglia di cipolla (una carta preziosa). Il peso della carta mi fece affrettare i passi e sbagliai il treno di rientro ad Hoboken. Tornai indietro e, alla ricerca della stazione giusta, incrociai un anziano a cui chiesi in inglese… Mi fu risposto: Ma vui parlate come a chissi a cà, mo v’accumpagne ie. Respirai. Presi il treno giusto: la lingua, base del Noi. Non comprendersi neanche con i gesti perchè il cuore è lontano dagli occhi. La cattolicità della nostra chiesa diocesana, trapiantata in Australia, in Argentina, in Venezuela, in USA, gode di una lingua comune, il dialetto molfettese. Non mi dite che sia poco. A Porto Pirie, una signora australiana, figlia di emigrati molfettesi, mi dice fuori della cattedrale: io conosco l’inglese e il molfettese, l’italiano no, fai una predica nella nostra lingua. Al Vescovo Mons. De Campo chiesi il permesso e mi rispose: non parlo italiano, non capisco il vostro dialetto, parla come vuoi. L’omelia sulla Madonna dei Martiri in dialetto ebbe in chiesa un battimano da stadio. La lingua, base di un cammino. Il Papa ci fa pregare: Padre santo e amato, il tuo Figlio Gesù ci ha insegnato che nei Cieli si sprigiona una gioia grande quando qualcuno che era perduto viene ritrovato, quando qualcuno che era escluso, rifiutato o scartato viene riaccolto nel nostro noi, che diventa così sempre più grande. Ti preghiamo di concedere a tutti i discepoli di Gesù e a tutte le persone di buona volontà la grazia di compiere la tua volontà nel mondo. Benedici ogni gesto di accoglienza e di assistenza che ricolloca chiunque sia in esilio nel noi della comunità e della Chiesa, affinchè la nostra terra possa diventare, così come Tu l’hai creata, la Casa comune di tutti i fratelli e le sorelle. Amen. |
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