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Venerdi' arriva Jorge Mario Bergoglio per i 25 anni dalla morte di don Tonino


Venerdi' arriva Jorge Mario Bergoglio per i 25 anni dalla morte di don Tonino MOLFETTA 18/04/2018

Manca solo il sottofondo di Freedom di Aretha Franklin, magari intonata con la fisarmonica, e la banchina che abbraccerà Francesco sarebbe già come don Tonino Bello la vorrebbe: un fremito di speranze nuove.

Venerdì 20 aprile, a Molfetta, arriva Jorge Mario Bergoglio per i 25 anni dalla morte di don Tonino (18 marzo 1935 - 20 aprile 1993). A tre giorni dalla pagina di storia, pure il fazzoletto Adriatico che separa i sempre inquieti Balcani aspetta il papa che viene dalle periferie del Mondo vestendosi da lago.

Caos calmo, ovunque. Venti operai puntellano le semicurve di legno che incastonano il palco. L’esercito appende gli altoparlanti. Il rosario di transenne è quasi per intero schierato, le tribune mobili pure. Ci fosse stato lui, don Tonino, avrebbe detto e ridetto che tutto deve concorrere a che venerdì s’abbatta uno tsunami di gioia. E forse avrebbe storto il muso alla «kodakizzazione» che ogni evento papale trascina come serpe in seno: i cartonati ad altezza d’uomo del papa, montati nei negozi per la selfmania, sono pacchiani. Un nota stonata ma che attira. E ci si prepara a una zaffata di polemiche per le sedioline di cartone vendute a 6 euro anche in parrocchia. Succede. Sono ingredienti inevitabli del grande evento. Poco importa, il clima resta quello di una città gioiosa che almeno per un giorno vuole schiodarsi dal mondo delle incertezze: 32 mila pass, 14 mila i fedeli della diocesi, il resto arriva da cento città, un altrove fatto di tanto Sud ma anche di Nord.

Pochi metri più in là dal porto, nel dedalo di costruzioni antiche che nascondono il Museo diocesano, il sempre sorridente Domenico Cornacchia, classe 1950, ha gli stessi auspici di gioia. È lui il vescovo attuale a capo del gregge. E prima di annunciare che Papa Francesco ha restituito la cortesia fissando al primo dicembre l’atto secondo - l’udienza privata in Vaticano ai fedeli della diocesi di Molfetta, ripete più volte due parole: gioia e festa. Prima però, il vescovo di Molfetta lascia la scena all’equipè che ha organizzato ogni dettaglio della visita di Bergoglio. E la prima sorpresa scontata è che il papa userà il pastorale in legno di ulivo che fu di don Tonino Bello. Sulla sommità di quel pastorale è scolpito un ramoscello d’ulivo. C’è anche lo stemma episcopale di don Tonino con la croce alata e il versetto del salmo 34, che costituisce il suo motto: «Ascoltino gli umili e si rallegrino». Ad ufficializzare la notizia è stato don Pietro Rubini, direttore dell’ufficio liturgico diocesano e cerimoniere vescovile.


Don Tonino sul palco papale sarà presente eccome. Anche nei simboli. Sullo sfondo del palco campeggerà una grande croce in acciaio corten. Che non si ossida con il tempo. La croce è stata realizzata da Pasquale de Nichilo, ed è un dono dell’Associazione «Imprenditori di Molfetta». E’ alta tre metri e riproduce il crocifisso stilizzato della croce pettorale che don Tonino portava con sè tutti i giorni. Sul palco sarà collocata anche la scultura lignea della Madonna dei Martiri (fine XIX sec.), opera di Francesco Verzella, della quale don Tonino era devoto, compatrona di Molfetta e custodita nella Basilica omonima retta dai Frati Minori. I 32 vescovi concelebranti, i sacerdoti e i religiosi della Diocesi indosseranno una casula semplice sulla quale è ricamata la croce pettorale di don Tonino.

C’è un altro dettaglio: sarà posto in particolare evidenza l’albero dell’ulivo, simbolo di pace. "Al termine della celebrazione eucaristica – spiega don Pietro Rubini - dopo l’Antifona Mariana del Regina Coeli, il Santo Padre, accompagnato dal Vescovo, sua eccellenza monsignor Domenico Cornacchia, porgerà tra le mani della Regina dei Martiri una rosa d’oro, che i Frati Minori hanno voluto ricavare fondendo alcuni ex voto." Anche quest’ultimo gesto sarà molto significativo. Sarà, da parte di tutti noi, come incaricare don Tonino di fare quello che lui stesso in una bellissima lettera chiese a San Giuseppe. Perciò gli diremo: “E poi, caro don Tonino, c’è Maria che ti aspetta. Ti preghiamo quando entri da lei, sfiorala con un bacio. Falle una carezza pure per noi. E dille che anche noi le vogliamo bene. Da morire”».

E poi, proprio come accadde il giorno dei funerali di don Tonino, durante la processione finale, Felice Spaccavento, con la lettura di Elvira Zaccagnino, eseguirà il canto «Un’ala di riserva».

A coadiuvare monsignor Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, ci sarà un cerimoniere del Vaticano, lo stesso don Pietro Rubini, in qualità di cerimoniere vescovile, e don Nicola Felice Abbattista, in qualità di vice-cerimoniere. Coro e orchestra saranno diretti dal Maestro molfettese Lucia de Bari.

fonte La Gazzetta del Mezzogiorno
scritto da Gianluigi de Vito e Lucrezia d'Ambrosio
 


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