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Emigrati politici molfettesi


Emigrati politici molfettesi MOLFETTA 13/05/2010
Sarà presentato a breve, presso la Libreria “Il Ghigno” di Molfetta, il volume “EMIGRATI POLITICI PUGLIESI. Sovversivi e fuoriusciti nel Novecento”, a cura di Vito Antonio Leuzzi, Giulio Esposito e Mariolina Pansini (Edizioni dal Sud, 2010), che descrive l’ esperienza dell’emigrazione politica pugliese nella prima metà del Novecento e storie di migranti nei quali è difficile distinguere nettamente la spinta politica da quella economica. I saggi di Mariolina Pansini riferiscono del lavoro di censimento e schedatura di coloro che emigrarono per motivi politici ed in particolare dei cittadini molfettesi, che si insediarono negli Stati Uniti d’America, in particolare in New Jersey (Hoboken), attraverso la documentazione di Polizia conservata nell’Archivio di Stato di Bari (dove Mariolina Pansini lavora come archivista conservatore): il complesso archivistico Schedario politico provinciale della Questura di Bari ha fornito informazioni assai interessanti sui “comportamenti tenuti” dai “sovversivi” in Italia, prima di emigrare, e poi in America, attraverso le dettagliatissime relazioni conservate nei fascicoli ad essi intestati. Ma hanno offerto anche, specie attraverso le lettere, le foto, le cartoline e i giornali, sequestrati dalla Polizia e contenute nei fascicoli, squarci di vita quotidiana, storie del difficile inserimento e della ricerca del lavoro, di solidarietà tra gli emigrati e le comunità dove questi arrivano, di aspirazione a vivere secondo ideali di libertà e democrazia. Quasi tutti i molfettesi schedati sono attentamente vigilati e considerati sovversivi, per essere legati al grande “fuoriuscito” Gaetano Salvemini (foto e scheda segnaletica in copertina del volume), in onore del quale fu organizzato un banchetto in Hoboken cui parteciparono 1500 persone, e per aver partecipato a manifestazioni antifasciste all’estero. Tra questi emblematica è la storia di Sallustio Salvatore “comunista”, marinaio, emigrato clandestinamente negli U.S.A nel 1922, all’età di 16 anni, fondatore con altri del “circolo antifascista di Hoboken”, che arrestato nel 1930 mentre distribuiva “manifesti comunisti incitanti all’odio e alla lotta di classe”, invece del “provvedimento di deportazione”, proposto dalle Autorità d’immigrazione riesce ad ottenere di abbandonare volontariamente gli Stati Uniti, scegliendo come località di destinazione la patria del “socialismo reale”: partito il 29 ottobre 1930 per l’Unione Sovietica, dove, a Mosca, lavora in una fabbrica consorziata della Fiat. Nel marzo del 1938 viene arrestato, condannato con l’accusa di spionaggio e fucilato il 19 maggio del 1938. Anche il fascicolo di De Iudicibus Corrado fornisce informazioni interessanti: in una lettera al fratello Imbriani parla della sua partenza clandestina (arriva clandestinamente negli Stati Uniti nel 1923, attraverso la Francia e il Belgio), della sua attività politica e della dolorosa scelta di emigrare (“preferisco il dolore, la miseria, l’esilio piuttosto che l’infamia di passare al fascismo”). Altrettanto esemplare è la documentazione del fascicolo del “pericoloso” e “noto” Ramieri Giuseppe, originario di Molfetta, definito “sovversivo antifascista”, grande amico di Salvemini, emigrato nel 1922 in America, residente in Hoboken, dove costituisce “un circolo antifascista”. Dopo aver fatto espatriare la moglie, nel estate del 1929 rientra in Italia clandestinamente e riesce a portar via da Molfetta, con un viaggio rocambolesco, i figli “Angela Maria, Gaetano Ribelle, Paolo Libertà e Pace Umana Caterina”, nonostante la stretta sorveglianza delle autorità fasciste e degli organi di Polizia, espatriando prima in Francia poi di nuovo in America: dalla Francia scrive al segretario politico del Fascio di Molfetta, una lettera in cui, descrivendo il suo viaggio per liberare i figli, affermava di aver fatto solo il suo “dovere” ed esercitato un suo diritto, un “diritto leso” dal potere fascista, uno dei tanti diritti negati a coloro che, per non piegarsi, avevano scelto la via dell’emigrazione.

Mariolina Pansini
 


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