Don Giuseppe e Don Max |
MOLFETTA 15/11/2011 "Gli scoop si fanno sui personaggi, non con la gente comune"... Lui si definisce solo un prete e per giunta comune, ma per noi e per i molfettesi nel mondo è un "grande personaggio." Due preti della Diocesi di Molfetta, rinunciando alle ferie e caricandosi di fatica, hanno fatto migliaia di chilometri per andare a trovare le nostre Comunità australiane. ...a parlare è don Giuseppe de Candia A che serve ancora la memoria dei pezzi di cuore, i figli, della nostra madre Molfetta che un giorno, svenandosi, lasciò andare lontano perchè trovassero il pane che Lei non era più in grado di fornire? A chi può interessare sapere che quei pezzi di cuore, con le loro rimesse, hanno costruito qualche quartiere di Molfetta? A chi viene in mente oggi che l'Italia si dibatte per salvarsi dalle guerre finanziarie, guerre sì, che non si combattono con i cannoni o le bombe con armi sofisticate, ma guerre che scorrono sui tabelloni delle diverse Wall Street, a chi viene in mente di parlare dei nostri emigrati in Australia? Eppure due preti, Don Giuseppe e Don Max, sono andati in Australia per celebrare la Santa Messa "in dialetto" molfettese. Capitemi, non parlo della lingua ma dell'affetto dei fratelli, degli occhi di chi vede le stesse dimensioni, degli colori della stessa lunghezza d'onda. Don Giuseppe nei suoi viaggi si è fatto prendere dal vizio di appuntare su carta le tappe, le emozioni, le preghiere affidate al cuore di sacerdote, le lacrime delle lacerazioni che purtroppo esistono, i sorrisi delle nuove generazioni fiere di essere di origine molfettese. A noi ci racconta questo: "quando a sera tornavo stanco nella mia camera, messa a disposizione dal Vescovo di Port Pirie, che mi ha chiamato a dargli una mano, io, solo, su quel letto su cui ha riposato il nostro santo don Tonino quando fu qui ospite circa trentanni fa, scrivevo per sentirmi meno solo e meno lontano dalle mie abitudini di un vecchio prete. Scrivevo rivivendo la mia giornata. Riascontando il saluto della centenaria molfettese che mi ha abbracciato la mattina nel nesocomio S. Giuseppe. Risentendo il profumo dei bocconotti che Rosaria, sempre a S. Giuseppe, questa volta non me li ha potuto dare. Rivedendo le pirolette che ora non può più fare perchè in carrozzella, la signora Giovannina. Ho scritto un diario per non dimenticare. Lontano dalla mia mente mettermi a paragone con i viaggiatori apostolici che quando tornavano raccontavano. Immaginate miei cari amici che a qualcuno a cui ho voluto passare queste note di viaggio solo in digitale, così, a titolo di lettura a tempo perso, mi ha subito stoppato: siamo indebitati non possiamo pubblicare nulla. Quindi miei cari amici, accontentatevi di questo poco: ogni giorno, le mie note dal titolo "li mandò a due a due", descrivono le visite, le celebrazioni, gli incontri, le panoramiche, le impressioni. Qualche foto forse potrà dare la dimensione del lavoro." don Giuseppe de Candia |
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