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Cognomi di famiglie molfettesi: Sciancalepore


Cognomi di famiglie molfettesi: Sciancalepore MOLFETTA 17/05/2024

Famiglia SCIANCALEPORE - di Corrado Pisani -


Terminata la collazione di un lavoro riguardante la marineria a vela di Molfetta, nell’intento di associare agli oltre 150 velieri (che la città ha vantato nell’Ottocento) le vicende di quelle famiglie che erano proprietarie, torno a scrivere per gli amici di “I love Molfetta”.

A parlarci è il nostro amico Corrado Pisani, un grande appassionato di storie molfettesi, che continua a sfornare meravigliosi lavori, noi dell'Associazione Oll Muvi lo ringraziamo per il tempo che ci riserva.

Sollecitato da più parti, tratteremo di famiglie molfettesi.

Iniziamo con la famiglia Sciancalepore che nella classifica di popolarità numerica si colloca in nona posizione.

Sciancalepore è la cognomizzazione del soprannome scherzoso o sarcastico Sciancalèpre attribuito a un cacciatore mediocre. Composto dal verbo sciancare, con il significato di squartare, dilaniare, azzoppare (molfettese scèngà) e dal sostantivo lèpre (antico lèpore). Potrebbe significare anche “chi ammazza lepri” oppure “sa azzoppare lepri”.

Il primo esponente di questa famiglia che abbiamo incontrato nei documenti molfettesi risale al 21 ottobre 1592(91). In quel giorno, per capitoli matrimoniali redatti da notar Joannes Ciccitoma, tale Giuseppe di Sciancalepore si unì in matrimonio con Porzia de Angelis. Da questo matrimonio nacque Vincenzo. Il 22 gennaio 1624 Vincenzo Sciancalepore sposava Laura de Ninno di Salvatore.
Primo personaggio di rilievo fu Giovanni Lonardo Sciancalepore. Dal gennaio 1644 al giugno 1663 egli svolse la funzione di “eremita serviente” alla chiesa della Madonna della Rosa.

Il Catasto Onciario di Molfetta del 1753 evidenzia che la maggior parte dei capifamiglia dei quattordici “fuochi” con questo cognome capi svolgevano lavori agricoli (bracciali e foresi). Solo uno di loro, Michele Sciancalepore alias Calabrese, era un marinaro. Il suo nucleo familiare, agli inizi del 1752, era composto, oltre lui (di anni 45), da sua moglie Caterina del Vescovo (di anni 35), e dai figli Giuseppe Corrado (di anni 17, marinaro), Nicola (di anni 12, marinaro), Mariantonia (di anni 6), Vincenzo Esposto (di anni 5) e Lorenzo (di anni 3). Michele Sciancalepore era proprietario di una barchetta vecchia per la pesca di polipi.

Il coinvolgimento nel settore marittimo proseguì ulteriormente. Il 14 febbraio 1791 Mauro Sergio Sciancalepore comprò dai fratelli Felice e Giuseppe Lonardo Salvemini un trabaccolo a due alberi chiamato «Santa Maria del Passaggio e le Anime purganti». del valore di Lire 2.325, comprato per conto degli stessi da Innocente Schiavone della città di Chioggia e che rivendevano a causa di debiti.

Il 26 gennaio 1792 Sciancalepore rivendette il trabaccolo agli stessi fratelli Salvemini. Tre anni dopo (1795) i Salvemini cedettero definitivamente il trabaccolo al medesimo Sciancalepore.

Il 24 luglio 1872 Giacomo Sciancalepore fu Francesco vendette per 1.275 lire a Michele Salvemini di Giacomo metà di due paranzelli uno nominato «l’Industria» di 12,72 tonnellate e l’altro nominato «Venezia» di 12,75 tonnellate.

Il 12 dicembre 1891 la nostra marineria fu colpita da un grave lutto che coinvolse marinai molfettesi imbarcati sul piroscafo “Calabria ex Wellesley”, costruito nel 1870 a Newcastle dal cantiere del grande industriale Carlo Mark Palmer per conto dei (fratelli) Hall Brothers di Londra, della stazza di 781 tonnellate, di proprietà della Navigazione Generale Italiana società Riunite Florio-Rubattino di Palermo. Quel giorno (12 dicembre) il vapore (intendi piroscafo), al comando del capitano Giuseppe Quartino, con un equipaggio di 28 uomini e 5 passeggieri, salpò dal porto di Genova diretto per Livorno e Napoli. Alle ore 07.30, dopo mezz’ora di navigazione, sul Calabria che era giunto all’altezza di Sturla (6 chilometri da Genova) scoppiarono le caldaie. Il piroscafo spaccato in due fu subito inghiottito dalle onde del mare.

Furono raccolti dodici persone, cioè il comandante, l’Ufficiale in seconda Andrea Poggi, il carpentiere Atanasio, il macchinista Seggi, il fuochista Aniello, il cambusiere Cestino, due guatteri Buso e Rossi, due marinari Ignazio Poli e Vincenzo Tesoriere, giovanotto di Stromboli, due passeggieri Anidi e Cairol.

Tra i morti, risultarono esserci quattro molfettesi: il marinaro Corrado Azzarita (n. 2 febbraio 1838, figlio del marinaro Giovanni Azzarita di Corrado e Tecla Spagnoletta di Niccolo, marito di Porzia Binetto); il fuochista Pantaleo Sciancalepore (nato il 29 gennaio 1866 nella casa posta alla strada Piscina Comune col numero civico 45, figlio del marinaro Michele Sciancalepore fu Pantaleo e di Antonia Pisani di Pasquale); il mozzo Salvatore Tedeschi (n. 1° gennaio 1877, figlio del contadino Francesco Tedeschi (di anni 40) e di Maria Domenica de Candia) e il mozzo Giovanni Augenti (classe 1874 ?).

Il marinaio Paolo Sciancalepore (n. 10 marzo 1853, figlio di Mauro Sergio Sciancalepore e di Natalizia Minervini, poi marito di Olimpia Pansini). Egli, stando imbarcato a bordo del piroscafo tedesco “Berger Wilhelm”, di 360 cavalli e 509 tonnellate di stazza, di proprietà della Compagnia di salvataggio del Nord (Nordhischer Bergeurgs Verein), al Comando del Capitano L. Schweun, il giorno 11 febbraio 1899 morì durante la navigazione dall’isola di Perim (Yemen) per Malta.

Il 14 aprile 1909 Michele Sciancalepore fu Giacomo comprò per 750 Lire da Cosmo Salvemini di Nicolò la metà (ossia carati dodici) di ciascuna delle due bilancelle da pesca ad un ponte ed un albero chiamate «La Teresa» (matricola n° 16) e «La Porzia» (matricola n° 17). Il successivo 24 novembre, per atto privato, il marinaro Cosmo Salvemini vendette per 1.000 lire a favore del proprietario Michele Sciancalepore, carati 12 delle bilancelle La Porzia e Nicolino (matricola n° 316). Il 3 aprile 1910, per atto di notar Nicolò de Sario, il proprietario Michele Sciancalepore vendette ai marinari Mauro Salvemini fu Michele e Nicola Salvemini fu Onofrio i dodici carati di ognuna delle due bilancelle La Porzia e Nicolino, per 4.700 lire.

Citiamo il marinaio Pantaleo Sciancalepore (n. 15 aprile 1898, figlio di Saverio e Maria Luigia Cirillo), morto sul motoveliero Gesù Crocifisso ex Galileo, attaccato e affondato dal sommergibile britannico «HMS TORBAY» alle ore 17.00 dell’11 aprile 1942, stando in navigazione da Valona a Corfù, a cinque miglia da Porto Palermo. Altre notizie su questo sinistro sono riportate in una più ampia ricerca (in attesa di pubblicazione) condotta unitamente all’amico Lazzaro La Forgia.

In tempi più recenti devo ricordare altri due esponenti con questo cognome.

Nicola Sciancalepore (m. 24 aprile 2022), marito della signora Ripalta Acquaviva e padre di Michele e Gianluigi. Diplomatosi nell’anno scolastico 1975-76 “Aspirante alla Direzione di macchine di navi mercantili” presso l’Istituto Nautico “F. Caracciolo” di Bari era sinceramente innamorato della sua città. Negli anni 80 scrisse diverse guide artigianali, commerciali, industriale e turistiche che il compianto Gerardo de Marco definì un “valido contributo alle quotidiane esigenze dei cittadini”. Collaboratore del sito web dell’Associazione “GiraMolfetta”. Amico d’infanzia, ricordo ch’egli amava forgiare i suoi scritti nello studio situato in via Amente (Palazzo Ribera).

Nicola Antonio Sciancalepore (m. 2 maggio 2021, all’età di 80 anni), meglio conosciuto con il nomignolo di “Tonino Tarzan”. La vita di questo “uomo buono” ispirò don Tonino Bello che lo chiamò “Antonio il pescatore”.

to be continue...

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