Giornata Nazionale del mare: Maraldizio protontino di Molfetta |
MOLFETTA 11/04/2023 L’argomento di questo scritto non poteva non andare in sintonia con le prossime “Giornata nazionale del Mare” (11 aprile) e “Settimana Blu” (dal 17 al 23 aprile), appuntamenti collegati a manifestazioni tese a sviluppare la cultura del mare ed a valorizzarlo. E proprio al mare è intimamente connessa la figura di un nostro lontano concittadino oggetto delle notizie qui riportate. Vi invitiamo a leggere, un'altra importante documentazione, realizzata dal nostro amico Corrado Pisani, un grande ricercatore di storie molfettesi, che ha concesso di pubblicare attraverso il sito dell'Associazione Oll Muvi, affermata nel mondo con il logo I Love Molfetta, le sue "ricerche". Molfetta nel XIII e XIV secolo vide l’esistenza di personaggi ai quali furono affidate missioni delicatissime dai Sovrani dell’epoca. Uno di questi fu tale “Maraldizio protontino di Molfetta” che è stato già oggetto di studi da parte di altri studiosi locali (F. Samarelli, I. Pansini). Volendo porre sotto la giusta luce questa persona della storia molfettese, integrerò le notizie già note con altre inedite in maniera tale da completare la sua biografia. Il cavaliere (miles) Maralducius Ioannis de Ioannoccaro, meglio conosciuto come Maraldizio (o Maralducio o Maralduccio), compare per la prima volta nell’elenco dei baroni e feudatari, datato 8 febbraio 1282 (X Indizione), redatto a seguito dell’inchiesta disposta da re Carlo I d’Angiò, in quello stesso anno, in Terra di Bari. Due anni dopo, il 19 agosto 1284 (XII Indizione) Carlo I scrisse al Giustiziere di Terra di Bari, ordinandogli di ricercare e punire severamente (con l’amputazione del piede sinistro) alcuni soldati e marinai molfettesi, che erano stati arruolati, pagati, condotti in Calabria sulle navi (galee e teridi) di Maraldicio prothontino di Molfetta, e che erano successivamente fuggiti, per tornare verosimilmente alla loro città d’ori¬gine. Il documento in esame, pubblicato per la prima volta nel 1842 a Palermo, riporta i nomi dei molfettesi oggetto di questo grave provvedimento: Excelsus de Nicolao, Dominicus de Sabino, Santorus de Sapis, Nicolaus privignus (figliastro) Leonardi de Baro, Guillelmus de Senuita, Nicolaus Petracce de Nauclio (forse nauclerio ossia nocchiere) Alexio, Angelus de magistro Accipardo, Riccardus gener Siri Raonis, Petrus de Adam de Ferlicio gener (di) Luca de Padule, Jacobus gener dompni Riccardi, Johannes Albanense, Andreas Stortus, Egidius de Ferlicio gener (di) Clemente, Petrus de Radosta, magister Laurentius Zucaro, Leonar¬dus de Stella et Angelus de Vigiliis gener (di) Iosey. Il protontino (la cui citazione più antica risale all’anno 1208), durante il regno angioino di Carlo I (1266-85) e Carlo II (1285-1309), era un funzionario di nomina regia. La durata del suo mandato era ugualmente una prerogativa del re. Il protontino amministrava la giustizia (civile e penale) nelle controversie marittime tra marinai e mercanti. In pratica, egli era un luogotenente del vice-Ammiraglio al quale erano assegnati compiti concernenti l’allestimento (armamento), manutenzione, riparazione e disarmo delle navi regie. Era responsabile della logistica (approvvigionamenti, equipaggiamenti, pagamenti) necessaria alle unità navali e coordinava l’attività delle stesse. Il “protontino” dimorava nelle città marittime del regno: Ortona, Vieste, Manfredonia, Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta, Giovinazzo, Bari, Monopoli, Polignano, Brindisi, Otranto, Gallipoli, Veglie, Taranto, Reggio, Tropea, Salerno, Amalfi, Sorrento, Napoli, Ischia, Gaeta (Regnum Siciliae citra Pharum); Messina, Palermo e Trapani (Regnum Siciliae ultra Pharum). Un altro documento, redatto ad Aqui (odierna Aix, in Provenza) il 9 novembre 1292 (VI Indizione) e diretto a Pietro de Limoges (Petro de Limovicinio), luogotenente del Procuratore fiscale di Provenza, Guido de Thabia (Guidoni de Thabia), certifica che l’incarico relativo la riparazione delle galee della flotta del regno era stato affidato al protontino Maralduccio (Maralditium prothontinum) di Molfetta. Il successivo documento, redatto a Tarascona (Tarascone) il 26 giugno 1293, era l’ordine regio dato al Siniscalco della Contea di Provenza di versare 33 coronati e 10 soldi al citato Pietro di Limoges ed a Maralduccio (Maraldictio). Il 10 luglio 1294 Maraldizio ricevette un regio mandato per allestire delle navi e tenersi pronto per una spedizione navale. Il nostro concittadino, in pratica, fu investito della responsabilità di organizzare un’operazione marittima che prevedeva di raggiungere il regno del despota Niceforo I Comneno Ducas, rendere gli omaggi di rito alla figlia di costui, principessa Ithamar (o Thamar), e condurre la stessa in Puglia, dove ad attenderla ci sarebbe stato il promesso sposo, Filippo figlio di re Carlo II, succeduto al suo defunto padre Carlo I. Approntato il convoglio navale, composto di sei galee (inclusa la nave ammiraglia), una “tarida” da tra¬sporto e un barcone modificato per essere adibito al trasporto dei cavalli (tipo di nave chiamata “usciera”), Maralducio raggiunse il principato d’Acaja. Accompagnata dalla madre, alla data del 17 novembre 1294, Thamar era già consorte di Filippo di Taranto. Il costo dell’intera operazione navale ammontò a poco più di 871 once d’oro. Per aver condotto a termine felicemente la spedizione, Maraldizio ricevette in dono dal sovrano la terza parte del castello di Mertuno (in Calabria) confiscato al miles Guglielmo Pallotta, caduto in disgrazia. Qualche anno più tardi, nel mese di ottobre 1299, in sostituzione della terza parte di detto castello, Carlo II assegnò a Maraldizio una provigione annua di once 20 d’oro. L’anno prima, un documento datato 7 luglio 1298 (XI Indictione), attesta che Maralducio ricopriva (anche) la carica di Protontino di Giovinazzo. Intanto, nel periodo compreso tra 5 e 19 agosto 1295, era morto Carlo Martello, re d’Ungheria, figlio primogenito di Carlo II. Nuovo erede al trono del regno era divenuto Carlo Roberto (Caroberto), figlio del defunto Carlo Martello e nipote di Carlo II. Nella primavera del 1300 Caroberto fu inviato dal nonno Carlo II in Ungheria. Il 19 maggio 1300, Carlo II ordinò a «Maraldicium Prothontinum Melficte familiarem et fidelem nostrum» di tenersi pronto con due galee ed un galeone per recarsi a Veglia (odierna Krk, isola in Croazia). Per questo viaggio il nostro protontino, su ordine del re, noleggiò 150 cavalli ed acquistò 200 salme di frumento, 400 di orzo e biscotti. L’imbarco ebbe luogo verso il 21 maggio a Manfredonia ed il seguito ammesso all’accompagnamento del futuro sovrano d’Ungheria era costituito dal cappellano fra Antonio Feraud dei Minori, dai militi Pietro Piccolopasso (Petrus Parui Passus o Petro Paruopassu), Niccolò di Lupara (Nicolao de Luparia), Niccolò Caracciolo (Nicolao Caraczulo), Guglielmo de Ponciaco (Guillelmum de Pontiaco) e dai conti Giorgio e Miladino di Schiavonia e Doymo conte di Veglia. Con la positiva riuscita dell’ennesimo incarico e conscio di aver ben riposto la sua fiducia in Maraldizio, il re premiò il nostro concittadino elevandolo alla carica di “Giustiziere”. Infatti, un documento in data 14 agosto 1301 (XIV Indictione) certifica che in quello stesso giorno un messo di Maraldizio esibì a Riccardo de Agello di Salerno, Iustitiario Principatus citerioris, un mandato regio (di Carlo II) con il quale egli veniva sollevato dall’incarico e gli si ordinava di consegnare gli atti al successore. Il 6 gennaio 1302 (XV Indictione), Maraldizio ricopriva questa carica che aveva giurisdizione sul territorio (Provincia di Salerno) a sud dei monti Picentini chiamato Principato Citra (o Citeriore). Con il disvelamento di quest’ultima notizia la biografia di quest’uomo dovrebbe essere stata completata. |
© 2024 Associazione culturale “Oll Muvi” - Molfetta - CF 93369320721 Privacy - Credits |